Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
04/09/2017
Queens Of The Stone Age
Villains
Villians, pur essendo lontano dagli splendori degli esordi, è un disco solido e ben suonato che compensa generosamente il tempo dedicato ad ascoltarlo.
di Giorgio Cocco

Josh Homme e i suoi QOTSA compiono 20 anni, scriverlo fa un certo effetto, sembra ieri quando uscì l’omonimo debutto che mitigò l’ira di quanti non presero bene lo scioglimento dei Kyuss. Due decadi piene di soddisfazioni che hanno visto la band californiana centrare tutti gli obbiettivi possibili e immaginabili, sia sul versante artistico, realizzando uno dei capolavori del nuovo secolo (Songs For The Deaf) che, più prosaicamente, su quello commerciale. Un connubio complicatissimo da costruire negli anni in cui il Rock ha avuto decisamente la peggio sotto la dittatura esercitata dall’industria del mainstream. Oggi i QOTSA sono quindi, a buon diritto, delle star popolarissime ed apprezzate anche tra il pubblico più generalista proponendosi come una moderna versione delle band storicizzate che ben sapevano coniugare grande musica e business.

Villains è il settimo capitolo della discografia dei Queens e arriva quattro anni dopo il fortunato …Like Clockwork, il loro album di maggior successo al botteghino. Anticipato unicamente da una sconclusionata video-intervista con Josh Homme attaccato alla macchina della verità, il disco si compone di nove brani che presentano poche novità rispetto agli ultimi lavori. A sorprendere sono piuttosto l’assenza di ospitate prestigiose e la scelta del produttore, il collezionista di Grammy Mark Ronson (da Nikka Costa a Lady Gaga passando per Amy Winehouse), che tuttavia non condizionano il clima generale del disco. La band infatti timbra il cartellino offrendo all’uditorio un sound istituzionalizzato e super collaudato in linea col feeling che lega tutti i loro album: l’inimitabile voce di Homme, le chitarre onnipresenti, ora incendiarie e appena dopo talmente rilassate da rasentare l’indolenza, le ritmiche, capaci di irretire anche il fruitore più distratto. Materiale sonoro quindi non originalissimo che comunque convince sempre più ad ogni nuovo ascolto, fatto questo che la dice lunga sulla statura raggiunta dalla band. Insomma, come i fuoriclasse dello sport capaci di portare il risultato a casa anche in quelle giornate in cui non tutto funziona a meraviglia. Almeno un paio i brani da aggiungere alla lista degli standard della band: The Way You Used to Do (primo singolo estratto) e The Evil Has Landed, elettrizzante cavalcata Punk’n’Roll con la chitarra di Troy Van Leeuwen in grande spolvero e un finale da urlo. Belle anche l’opening track, Feet Don’t Fail Me, quasi un siparietto pubblicitario per chi non avesse mai ascoltato i QOTSA, e Fortress, ballata dalla vena compositiva coinvolgente che conferma il talento naturale di Josh Homme nello scrivere melodie forti e accattivanti. Per il resto tanto mestiere e qualche numero che rasenta il Pop più scipito (la fastidiosetta Hideaway) così da giustificare la parcella di Ronson. Villians, pur essendo lontano dagli splendori degli esordi, è un disco solido e ben suonato che compensa generosamente il tempo dedicato ad ascoltarlo.