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REVIEWSLE RECENSIONI
Volume Uno + Due
Acqua Distillata canta Ribaltavapori
2025  (Dumba Dischi)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ITALIANA
8/10
all REVIEWS
12/12/2025
Acqua Distillata canta Ribaltavapori
Volume Uno + Due
Un album come quello di Acqua Distillata canta Ribaltavapori è già di per sé un atto di resistenza, un atto di amore per l'arte. Canzoni suonate e arrangiate unicamente con strumenti acustici, con uno stile compositivo e un gusto estetico che guarda esplicitamente alle composizioni sinfoniche e cameristiche a cavallo tra '800 e '900. Un lavoro di squadra per una musica senza tempo.

In un mondo in cui tutti urlano, ho pensato che per trasmettere un messaggio disperato come non mai, ci fosse bisogno di dolcezza.”

Sulla questione specifica, per carità, siamo tutti d'accordo. Il problema, tuttavia, è a monte: se, non dico la maggior parte della gente, ma almeno una discreta percentuale, concepisse la musica come un viaggio appassionante e avventuroso alla scoperta di dischi e artisti sconosciuti, ci sarebbero ampie possibilità che questa dolcezza di cui parla l'autore in questione venga incontrata dal pubblico. A meno di incredibili sorprese, invece, questo nuovo lavoro di Ribaltavapori rimarrà nel novero dei segreti ben custoditi, giusto per ricorrere ad un'espressione metaforica fin troppo abusata.

Indubbiamente si tratta di un'operazione coraggiosa: pubblicare canzoni suonate e arrangiate unicamente con strumenti acustici, con uno stile compositivo e un gusto estetico che guarda esplicitamente alle composizioni sinfoniche e cameristiche a cavallo tra '800 e '900, non è certamente la mossa migliore se si desidera allargare il proprio bacino di utenza. Soprattutto perché in Italia, che pure è la patria dell'opera e parrebbe ancora un posto che tratta con un certo rispetto i cantautori (solo quelli già storicizzati, però) la musica cosiddetta “classica” è appannaggio di un nucleo sempre più ristretto (e anziano) di appassionati, genere di nicchia quasi come Post Rock e Shoegaze, nel momento in cui ci si allontani dai soliti due o tre compositori ultra citati. Per non parlare poi del Folk, che ad eccezione di certe fasi storiche (e sempre limitatatamente a certi artisti ben specifici) non ha mai goduto delle attenzioni che gli riservano, ad esempio, i paesi anglosassoni.

Tutto questo per dire che fare un album così è già di per sé un atto di resistenza, e che allo stesso tempo prescinde totalmente dall'esito, atto di amore per l'arte, tributo alla bellezza e nulla più.

 

Ribaltavapori, al secolo Antonio Uras, musicista dalla doppia origine, sarda e catalana, cresciuto a Pordenone ed oggi di base a Trieste, con un disco e un EP pubblicati tra 2021 e 2023, è tornato sulle scene con l'idea di non adeguarsi ai ritmi vorticosi del presente, a un modello di artista che è sempre più un social media manager piuttosto che un creatore di canzoni, a un'arte ridotta a prodotto di consumo. Fare un disco di musica “datata” (o non datata affatto, a seconda di come la vediate) per ricordare che c'è bisogno di tempo, di spazio, che l'ascolto non può essere solamente una questione di algoritmi e like frettolosi.

Per l'occasione Antonio decide di affidarsi alla voce di Lucia Gatto, anche lei veneta e attiva sotto il monicker di Acqua Distillata. Il risultato è decisamente sorprendente: Lucia ha una voce splendida, dotata di un timbro affascinante e di una espressività leggera e delicata, si appoggia su ogni singola parola e contribuisce a darle nuova vita, un nuovo significato; col suo contributo le canzoni di Ribaltavapori acquisiscono un non so che di misterioso, lasciano intravedere una dimensione che oseremmo chiaramente di “eternità”.

 

Un disco breve, ma allo stesso tempo articolato in due volumi distinti e complementari, all'interno dei quali le canzoni scaturiscono l'una dall'altra, fuse insieme come fossero i movimenti di un'unica suite.

Il suono è cameristico, con la chitarra acustica sempre presente e presa continuamente per mano da una piccola orchestra che si muove ora in punta di piedi, ora in andamenti larghi e maestosi. Musica senza tempo, dicevamo, dove le melodie vocali giocano un ruolo preponderante (tutte azzeccatissime, con ritornelli di facile presa ma mai banali) e sono il motivo per cui, nonostante tutto, alla fine si tratta di un lavoro più accessibile di quanto le premesse avrebbero lasciato supporre.

Pur rimanendo nell'ambito della ballata Folk e dell'adagio sinfonico, qua e là affiorano anche momenti più ritmati: “Hale-Bopp” vede un bel lavoro di pianoforte e fiati, “Livella”, che segue a ruota, contiene un break che è quasi Jazz, mentre in “Sonnambula” si fa largo il sorriso e le atmosfere si aprono in quello che assomiglia molto ad un divertente Swing.

Al contrario, quando si lavora sul minimalismo, i risultati sono ugualmente eccellenti, come nella conclusiva, delicatissima “Rimani”, per sola voce e chitarra.

Un lavoro di squadra vero e proprio, dove i due artisti hanno unito le forze con un team nutrito di amici e collaboratori, troppi per citarli tutti, tra i quali figurano Alessio Ghezzi (batteria e percussioni), Francesco Candura (basso) e Lucy Passante Spaccapietra (violini e viole).

La risposta migliore a tutti quelli che sostengono che non escano più dischi belli.