Che i Green Day siano una vera macchina da guerra in termini di vendite e di hit spacca classifica non è certo un mistero. Quando nel 2004 esce American Idiot, settimo disco in studio e vero e proprio concept album, il trio capitano da Billie Joe Armstrong fa letteralmente sfracelli, vincendo il Grammy Award per il miglior disco rock dell’anno e vendendo quasi quanto il loro inarrivabile Dookie (1994), best seller da quindici milioni di copie vendute.
Non è nemmeno un album dalle tematiche facili, American Idiot: i Green Day attaccano frontalmente l’allora presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, il sistema di vita americano, l’ingerenza dei media nelle dinamiche sociali, la guerra in Iraq, e parlano senza mezzi termini di droga, alcolismo e suicidio (Jesus Of Suburbia). Eppure, il disco è talmente ben fatto e appassionato, le canzoni così centrate e decisive, che la band scala le classifiche di mezzo mondo, fa razzia ovunque di dischi d’oro e di platino, piazzando cinque singoli nelle prime piazze: la tile track, la citata Jesus Of Suburbia, Holiday, Boulevard Of Broken Dreams e l’intensa e tormentata Wake Me Up When September Ends, uno dei brani più amati dai fan del terzetto.
Una ballata, intensa e struggente, che si discosta dall’impeto scanzonato e dall’arrembante potenza che da sempre ha caratterizzato molte delle canzoni più famose della band californiana. Un brano triste, che scala le charts statunitensi nonostante la tematica rappresentata sia quella della morte. La canzone venne, infatti, scritta da Billie Joe Armstrong per ricordare il proprio padre, deceduto nel settembre del 1982 a causa di un tumore all’esofago, e quel titolo, svegliami quando settembre finisce, riposta fedelmente una frase pronunciata dal cantante alla madre il giorno del funerale.
Una canzone del ricordo e del dolore, quindi, una preghiera che da intima e personale si fa universale, stringendo in un unico grande abbraccio tutti coloro che hanno provato la sofferenza bruciante di un grande lutto.
Il brano inizia con un delicato arpeggio di chitarra su cui vibra commossa la voce di Armstrong che canta: “Summer has come and passed The innocent can never last Wake me up when September ends” e ancora” As my memory rests But never forgets what I lost Wake me up when September ends”. Un dolore sempre vivo, un pungolo che non accenna a passare, rinfocolato dalla memoria e dai ricordi, nonostante siano ormai passati anni.
Poi, la canzone ha una svolta improvvisa, entra una batteria quadrata, quasi militaresca, e la chitarra elettrica di Armstrong inizia a suonare come farebbe una cornamusa, evocando la malinconia di un funerale sotto la pioggia e connotando il brano di un momento di solenne austerità, che vira nell’epica di una seconda parte elettrica, cadenzata, potente.
Inutile dire che il riferimento al mese di settembre, abbia assunto per gli americani un connotato simbolico diverso, evocando i terribili fatti dell’11 settembre del 2001 e richiamando alla memoria anche il dramma dell’uragano Katrina, che a fine agosto 2005 si abbatte sugli Stati Uniti, provocando quasi duemila vittime, il cui tragico bilancio divenne definitivo proprio il mese successivo.