Non credo si possa parlare costruttivamente di questo disco, senza fare immediatamente una premessa: Billie Eilish ha solo diciassette anni. E spero ne conveniate, se hai solo diciassette anni, devi possedere un notevole talento per pubblicare quello che, non solo è uno dei dischi più chiacchierati dell’anno, nonostante siano passate poche settimane dalla sua uscita, ma che anche, il giorno stesso della sua uscita, ha realizzato su Spotify la bellezza di 55 milioni di ascolti. In un giorno solo.
Ha talento, Billie, su questo non ci piove, e ha al suo fianco il fratello Finneas O’Connell, coautore dei brani e produttore, che dimostra di avere un tocco paragonabile a quello di Re Mida. Tutto ciò che ruota intorno al fenomeno Billie Eilish, infatti, è qualcosa di realmente straordinario, frutto di una costruzione a tavolino assolutamente perfetta.
Eppure, questo When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, non è solo un prodotto commerciale preconfezionato ed efficacissimo, perché in realtà possiede anche un’anima e una sua bellezza. Certo, Billie è indubbiamente furba. Ha costruito in poco tempo un hype incredibile, facendo crescere esponenzialmente l’attesa, singolo dopo singolo, concerto dopo concerto.
Ha intercettato le istanze del suo pubblico, creando un personaggio che riassume in sé l’affabulante influencer, la rockstar sfrontata e trasgressiva e una sorta di dark lady adolescente, un po' Lolita e un po’ maschiaccio. E ha forgiato il suo pop, perché di pop si tratta, imbellettandolo di malinconia emo e plasmandolo attraverso sonorità modernissime, tra elettronica, echi trap e dubstep. Insomma, ha riproposto, ritoccandolo con arguzia, tutto il repertorio che già aveva fatto schizzare alle stelle le quotazioni di altre giovani songwriter quali Lykke Li, Lorde e Lana Del Rey.
Ciò nonostante, Billie, pur non inventandosi nulla di nuovo, non si è nemmeno sputtanata, vendendo plastica un tot al chilo. Furba, si, ma non spudorata. When We All Fall Asleep, Where Do We Go? è, infatti, un buon disco, ricco di idee e di ottime canzoni, e lo è a prescindere dall’età dell’ascoltatore, sia esso un adolescente o uno scafato appassionato di musica.
Billie sa alternare beat ansiogeni e ritmiche dance a momenti decisamente più raccolti, arrangiamenti complessi e stratificazioni sonore a episodi di malinconico e scarno intimismo. Un songwriting non certo innovativo, ma senz’altro efficace, soprattutto quando si dipana attraverso ballate come la rarefatta Listen Before I Go o la struggente I Love You, due fra gli episodi più riusciti di un ottimo disco che, in tutta evidenza, certifica la nascita di una giovane stella.
Se saprà brillare con costanza, lo scopriremo solo a partire dal prossimo album, anche se questo When We All Fall Asleep, Where Do We Go? depone a favore di un futuro luminoso. Perché, non dimentichiamolo, Billie Eilish ha solo diciassette anni e talento da vendere.