Registrato a Franklin, nel Kentucky, all’interno di una fabbrica di elastici riconvertita in studio, il diretto interessato lo ha descritto come un lavoro nato dall’isolamento, dal sedersi fuori, di notte, ad ascoltare i rumori della natura; e lo ha dipinto come un disco che parla di scelte, di cosa vuol dire essere davvero umani quando ci si trova ad un bivio: si dirà la verità, oppure una bugia? Si farà il bene oppure si commetterà il male?
Un disco dai contenuti impegnativi ma realizzato attraverso una semplicità di forme ed una leggerezza di toni che solo in apparenza costituisce un contrasto: dopotutto, le cose di cui parla in queste dieci canzoni, hanno a che fare con l’universale, con una dimensione che accomuna ogni essere umano. L’esempio principale di questa dicotomia sta in “Hey Larocco”, un brano a quanto pare autobiografico, che parla di omicidio, tradimento e prigione ma che è raccontato con un tono disteso, culminante in un ritornello che appare addirittura spensierato.
C’è molta America qui dentro: quella delle praterie, degli spazi sconfinati ma anche delle piccole cittadine polverose, delle stazioni di servizio dove ristorarsi velocemente prima di riprendere il cammino. Che sia Folk, Alt Country o più semplicemente Rock, Baxter Junior dimostra di saperci fare e se ne esce fuori con un lotto di melodie ariose e ed ispirate, passando attraverso una gamma di umori differenti: si inizia su un tono disincanto Country Rock con “Strange American Dream” (anche lui paga pegno all’anti trumpismo imperante, anche se il tono qui è meno apocalittico e più disteso) e “Casanova”, si passa attraverso la divertente romanticheria di “Angeline” e per la denuncia dell’uso delle armi di “79 Shiny Revolver”; si approda alla malinconia un po’ agrodolce di “Let it All Go Man”, con una menzione particolare per “Without Me”, fragile e densa ballata di abbandono, a tratti un po’ sentimentale ma ben scritta, ad esemplificare forse meglio di altre il livello compositivo raggiunto dal giovane artista americano.
Produzione affidata ad una sicurezza come Butch Walker (Weezer, Fall Out Boy, Pink e altri) ed un nucleo di musicisti di primo spessore ad affiancare l’autore dei pezzi: Nick Bockrath dei Cage the Elephant alla chitarra, Erick Slick dei Dr. Dog alla batteria, Aaron Embry (noto per il suo lavoro con Brian Eno ed Elliot Smith) al pianoforte. Non manca neppure suo padre, che impreziosisce con la sua Pedal Steel alcune delle canzoni, assieme al musicista di Nashville Cat Lloyd Green.
Non è un capolavoro e suona tutto un po’ troppo leggero, dando la sensazione che, soprattutto alcuni brani, si rischi di dimenticarseli in fretta. Eppure Baxter ha dimostrato ancora una volta di saperci fare, con un disco che merita senza dubbio un ascolto. Ovviamente, solo se non avete pregiudizi riguardo al genere. In caso contrario, direi che potete senza dubbio guardare altrove.