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22/12/2023
Stefano Barigazzi
World is melting
Venerdì 22 dicembre esce in digitale e in vinile “World is melting”, il nuovo album del cantante e chitarrista emiliano Stefano Barigazzi, ricco di influenze e contaminazioni, dal rock, al blues, fino alla musica africana e all’elettronica.
di La Redazione

“World is Melting” è il titolo del nuovo album del cantante e chitarrista emiliano Stefano Barigazzi, disponibile a partire dal 22 dicembre su tutte le piattaforme digitali e in vinile a tiratura limitata: otto brani in cui la componente rock, che trova spazio nei suoni di chitarra elettrica e di batteria, si mischia con il blues, la musica africana e i suoni di sintetizzatori e ritmiche elettroniche.

Un disco che si ispira ad artisti come Jack White Bombino, Ali Farla Tourè, Radiohead, Nine Inch Nails e in cui è forte la ricerca musicale dell’artista con l’intenzione primaria di dare spazio nella sua scrittura alla contaminazione. Un lungo viaggio che lo ha portato da New Orleans, dove Stefano ricerca la sua anima blues, mescolandosi con i musicisti e i suoni del posto, al Marocco, luogo che determina il suo avvicinamento alla cultura africana, fino a Palermo dove fissa la sua nuova residenza, in particolare a Ballarò, quartiere colorato e multietnico, luogo di grande fermento multiculturale, in cui Stefano Barigazzi prosegue il percorso di ricerca musicale, stratificando le sue radici blues con la musica africana, funk, soul ed afrobeat.

 

 

L’album, prodotto da Roberto Cammarata (LRDL, Santamarea, Omosumo, Waines) e alle cui registrazioni hanno partecipato Giorgio Bovì, Luca La Russa, Giulia Tagliavia e Alessandro Venza, apre con "Trembling Bones", primo singolo estratto, in cui i ritmi elettronici si uniscono a chitarre dal forte sapore africano. Il brano racconta un’esperienza di “possessione”. Come nelle tradizioni legate alla musica della tarantella, dove il morso di un ragno provocava nella persona morsa uno stato di convulsione che veniva esorcizzato per mezzo della danza. La musica intesa come terapia, adatta ad espellere malumori, sofferenza e veleni.

"Mess Confusion" parla dell’essere persi nella confusione di una città. Palermo è molto presente nel concept che ha spinto la creazione di questa canzone. Nel testo si parla di tentazioni continue, notti infinite, eccessi, e si intende la città come un mostro pronto a divorarti vivo. Quando la città ha ormai creato una bolla di individualità attorno a noi, la nostra fuga sembra invano, perché in mezzo alle persone ci siamo isolati e la bolla ci rinchiude soffocandoci.

"Aphaty" è un altro brano in cui la musica africana si miscela con l’elettronica. Parla di apatia, della condizione di isolamento di se stessi dal mondo esterno, è un continuo del concetto di bolla descritto in "Mess Confusion".

"Drift Away" è decisamente il brano più intimo del disco. La chitarra acustica dialoga con loop di piano elettrico dal sapore sinistro, e con il djeli ngoni (strumento africano). il tutto a fare da sfondo ad un testo onirico che parla di viaggio, verso mete sconosciute, che non prevede memorie sul passato ma solo cambiamento, mutamento in nuove forme.

"Rust" è il brano del disco, in cui la contaminazione elettronica di elementi ritmici e sintetizzatori è più presente. Ossessivo, a tratti mantrico, tiene l’ascoltatore in tensione fino all’esplosione di un riff di chitarre fuzz, che funge da rilascio.

"World is melting" è la canzone che dà il titolo all’album, è quella che racchiude il concept del disco. Gioca su due “colori” ben distinti, una prima parte più rock e serrata ritmicamente, che poi si evolve in una parte più aerosa e psichedelica. Nel testo si tratta del cambiamento, il mondo si scioglie e cambia tutto. 

"Taroudant" è il brano africano per eccellenza, un mantra ossessivo e continuo, dove chitarra elettrica, batteria e percussioni africane si divertono creando suoni e ritmi incalzanti. Il brano ricrea sonoramente il concetto di viaggio, ed è ispirato ai nomadi della tradizione Tuareg. Taroudant è il nome di una città in Marocco, viaggio che ha determinato il mio avvicinamento alla cultura africana, e la nascita della passione per la sua musica.

"What’s done is done" è un brano chitarra e voce, registrato live in una stanza. Chiude il disco e come suggerisce il titolo, dichiara la fine del viaggio che ho cercato di ricreare in tutto il disco.

 

Stefano Barigazzi racchiude in questo testo, in queste parole piene di immagini e di significato, il flusso di emozioni che raccontano il disco (realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE):

Il mondo si scioglie

I punti saldi e sicuri su cui si è sempre fatto affidamento spariscono.

Così cambia tutto.

 

Cercando di familiarizzare i con sentimenti camaleontici

che il cambiamento del mondo esterno si porta appresso

è uno sprofondare nell’apatia,

 

E un farsi trascinare dall’inerzia.

Avvolti da una bolla

L’indifferenza e l’abbandono fisico e spirituale

 

Trovano conforto solo nel sogno.

Stuzzicati e presi d’assalto senza tregua,

È un naufragare in stati di serenità

 

Dopo notti con il mal di mare.

In sottofondo è sempre presente una sorta di furia,

Che si sfoga anche con una certa irrazionalità

 

Che sceglie suoni distorti ed approcci carichi di nervi,

Che si oppongono all’abbandono delle forze.

Due opposti che lottano, su di un terreno che si è sciolto.

 

 

Stefano Barigazzi è un cantante e chitarrista emiliano, classe 1996. A quindici anni forma il suo primo duo, i "Poor Boys" nel quale è chitarrista e cantante. Il progetto si ispira alle sonorità del North Mississippi Blues (Fred McDowell, R.L. Burnside, Junior Kimbrough), ma fin dai primi passi Stefano ricerca la strada che dal blues conduce alle radici del funk e dei ritmi dell'Hip-Hop e della blackmusic.

Nel 2018 Stefano sbarca a New Orleans dove come da tradizione si ritrova a suonare nei pub locali, mescolandosi con i musicisti e i suoni del posto. Nel 2020 inizia la sua carriera da solista, dando vita ad un nuovo trio con Giorgio Bovì e Luca La Russa (rispettivamente alla batteria e al basso), con l’intenzione primaria di dare spazio nella sua scrittura alla contaminazione, ed in particolare stratificando le sue radici blues con la musica africana, funk, soul ed afrobeat.

Ad inizio 2022 comincia a collaborare al nuovo materiale con il produttore e musicista Roberto Cammarata (già con La Rappresentante di Lista, Omosumo, Waines) e a buttare giù le basi dei suoi primi brani inediti: la scrittura profondamente intrisa di blues di Stefano si arricchisce di stimoli e influenze contemporanei. Ne viene fuori l’EP Last Desire, dove Blues e musica africana si mescolano ad incursioni di musica elettronica.  Nel 2023, Stefano continua la collaborazione con Roberto Cammarata, ed inizia la lavorazione al suo primo album World is melting, in uscita a fine dicembre. Il nuovo album rappresenta un ulteriore step della crescita musicale di Stefano, e la sua musica di arricchisce di nuove influenze e contaminazioni.

 

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