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REVIEWSLE RECENSIONI
14/12/2020
The Dirty Knobs
Wreckless Abandon
Dopo vent’anni di tentativi, Mike Campbell ha finalmente pubblicato il primo album dei suoi Dirty Knobs. Un lavoro che si inserisce alla perfezione nel solco sonoro tracciato dagli ultimi dischi realizzati dal chitarrista assieme all’amico Tom Petty, tra Heartbreakers e Mudcrutch.

Mike Campbell ha messo insieme i Dirty Knobs agli inizi degli anni Duemila, un modo come un altro per passare il tempo e suonare senza particolari pressioni nei periodi di pausa tra un tour e un album con Tom Petty & The Heartbreakers e le sessioni in studio da turnista di lusso per Stevie Nicks, Don Henley, Johnny Cash, Bob Dylan e tanti altri ancora. Fino all’improvvisa scomparsa di Tom Petty, i Dirty Knobs avevano raramente oltrepassato i confini della California, accontentandosi il più delle volte di suonare nei vari locali di Los Angeles e Santa Monica, senza ambire ad altro che intrattenere il pubblico con del sano rock & roll. Ma quando il leader degli Heartbreakers è tragicamente venuto a mancare il 2 ottobre 2017, Campbell ha deciso che era venuto il momento di far diventare i Dirty Knobs il suo progetto principale ed entrare finalmente in studio per rendere giustizia a una manciata di canzoni alle quali è sempre stato affezionato.

Come spesso succede, però, il destino ci ha messo lo zampino. Prima le registrazioni dell’album sono state ritardate a causa della partecipazione di Campbell alla tournée che celebrava i cinquant’anni dei Fleetwod Mac, dove assieme a Neil Finn ha sostituito Lindsey Buckingham per un giro estenuante di concerti durato oltre un anno. Poi è arrivata la pandemia da Covid-19, che ha spostato a novembre l’uscita di Wreckless Abandon, originariamente prevista per questa primavera.

Fortunatamente, non tutto il male è venuto per nuocere. Innanzitutto, perché il tipo di musica proposta dai Dirty Knobs – una sapiente miscela di rock, blues e garage influenzata dalla British invasion – non invecchia certamente da una stagione all’altra, anzi. E poi perché nel frattempo Campbell ha potuto collaborare su una manciata di canzoni con Chris Stapleton: un paio sono apparse nel suo Starting Over (“Arkansas” e “Watch You Burn”, tra i migliori episodi del disco), mentre un altro paio sono finite a impreziosire Wreckless Abandon, come lo shuffle blues di “Fuck That Guy” e il southern rock in odore di Black Crowes di “Pistol Packin’ Mama”.

Vista la quasi cinquantennale collaborazione di Campbell con Tom Petty, non deve sorprendere che in qualche modo il sound dei Dirty Knobs si inserisca alla perfezione nel solco sonoro tracciato dagli ultimi album realizzati dal chitarrista assieme all’amico di sempre, tra Heartbreakers e Mudcrutch: dopotutto, la mela non può cadere più di tanto lontana dall’albero. Prodotto da George Drakoulias (The Black Crowes, The Jayhawks e già al lavoro con Campbell e Petty per The Last DJ), Wreckless Abandon (che vanta una copertina realizzata nientemeno che da Klaus Voormann) nel sound e nell’attitudine ricorda molto da vicino sia Mojo e Hypnotic Eye degli Heartbreakers, per il suo continuo spaziare tra blues e garage rock anni Sessanta, sia l’esperienza dei Mudcrutch, dalla quale ha ereditato un gradito senso di leggerezza e buonumore.

Dal momento che la band è guidata da un chitarrista e ha passato oltre vent’anni sul palco prima di incidere un disco, non deve stupire che le canzoni di Wreckless Abandon abbiano al centro la sei corde e che spesso e volentieri i quattro musicisti – Mike Campbell (voce e chitarra), Jason Sinay (chitarra), Lance Morrison (basso) e Matt Laugg (batteria) – non si facciano particolari problemi a prendersi il loro tempo, come succede nella title track, che con i suoi sei minuti apre il disco, oppure con il blues à la ZZ Top “Don’t Knock the Boogie”, che sfiora i sette e inizia a carburare dopo un paio di minuti.

Grazie all’esperienza da autore accumulata nel corso degli anni e con un paio di hit mondiali a curriculum (“The Boys of Summer” per Don Henley e “Runnin’ Down a Dream” per Tom Petty), in Wreckless Abandon Campbell ha saputo raccogliere con sapienza e perizia un gruppo di canzoni davvero convincenti, rendendolo un disco al quale è difficile resistere. E per chi vi si approccia con sufficienza, ci pensano pezzi come “Sugar”, “Southern Boy”, “I Still Love You” (che in alcuni punti ricorda “I Want You (She’s So Heavy) dei Beatles) e le belle ballate “Irish Girl” e “Anna Lee” a fargli cambiare idea. E non è difficile chiedersi cosa sarebbe successo se queste canzoni fossero state presentate a Tom Petty, il cui spettro aleggia nel fraseggio vocale di “Don’t Wait”.

In attesa che gli Heartbreakers – senza dubbio la migliore rock band d’America – tornino a calcare nuovamente i palchi per rendere omaggio al loro leader (perché prima o poi succederà), album come Wreckless Abandon e You Should Be So Lucky di Benmont Tench (che fa una comparsata in “Aw Honey”), uscito qualche anno fa, ci dicono che i due luogotenenti di Tom Petty hanno ancora molto da dire sul piano squisitamente musicale, e non hanno nessuna intenzione di recitare la parte dei reduci di lusso.


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