In una fredda e nebbiosa notte lombarda, facciamo tappa al Bloom di Mezzago per partecipare all’unica data italiana della storica band californiana degli Yawning Man. Una serata ulteriormente arricchita dalla presenza, in apertura, del gruppo italiano Del Rei e dei Soft Sun, side project del chitarrista Gary Arce con la norvegese Pia Isaksen alla voce e basso e Robert Garson alla batteria.
Inizio della kermesse alle ore 22.00 e pubblico già abbastanza numeroso per gli opener, con aumento delle persone via via crescente durante la serata.
Si inizia con i Del Rei, titolari di un LP, Desolation and Radiation, pubblicato nel nostro paese dalla Go Down Records e negli USA dalla nota label goth wave Projekt Records.
La band, che ha suonato un set di circa 40 minuti, risulta composta da un trio basso/batteria/chitarra (come tutte le band succedutesi sul palco del locale) e propone un sound particolare: un misto di paesaggi sonori desertici (in tema con il mood degli altri due gruppi della serata), atmosfere dilatate, ed echi di blues goticheggiante, anche mediante l’uso di un’armonica che dona un tocco spaghetti western sound.
Dopo una breve pausa, necessaria al cambio della strumentazione, arrivano sul palco i Soft Sun, che, pubblicato da poco il loro secondo album Eternal Sunrise, lo hanno riproposto per intero nel loro concerto.
Il sound, rispetto alla band principale del chitarrista Arce (l’elemento più celebre del trio), risulta essere un mix tra la psichedelia tipica del medesimo e un umore più goth oriented della bassista.
Forse suggestionato dal fatto che i Del Rei sono prodotti per il mercato americano dalla label di Sam Rosenthal, per descrivere il suono dei Soft Sun, anche per il cantato di Pia, mi sono venute in mente le prime produzioni di un gruppo storico della Projekt Records (e dell’intera seconda ondata del goth americano) ovvero i Lycia, ovviamente virati “in acido”.
Una musica abbastanza densa e con cadenza mid-tempo più vicina a sonorità psyco-goth, rispetto al classico sound stoner (visivamente rappresentato dalle lunghe capigliature di buona parte del pubblico).
Nota di colore, durante il concerto uno degli spettatori si è sentito male fino alla necessità di essere soccorso dall’ambulanza.
Anche questo set è durato circa 40 minuti, pari alla durata dell’album da poco pubblicato dalla band.
Intorno a mezzanotte sono saliti sul palco i prime movers della serata, gli Yawning Man; per chi ancora non conoscesse questa storica band, rimando alla lettura del precedente live report dell’ottobre 2023 (vedasi qui).
Per sintetizzare la loro storia, oramai molto lunga, si tratta di uno di quei gruppi musicali di nicchia (di cui è costellata la storia del rock) che tuttavia è considerato il padre putativo del cosiddetto genere Desert o Stoner, portato poi sugli altari del rock più conosciuti da gruppi quali i Kyuss, i Fu Manchu, i Monster Magnet.
Rispetto al concerto tenutesi nel 2023, insieme al chitarrista Gary Arce si è rivisto un altro dei fondatori della band, il bassista Mario Lalli, oltre all’oramai “stabilizzato” batterista Bill Stintson.
Gli Yawning Man, in tournée europea per la presentazione del loro ultimo album Pavements Ends, (sempre prodotto dalla romana Heavy Psych Sounds), come già successo nel live report sopra citato, hanno suonato interamente il nuovo disco, anche se la conclusiva jam (che mi pare non sia presente nell’album), uno dei pochi pezzi che presentano delle parti vocali, è stata cantata da Mario Lalli.
Il suono degli Yawning Man, pur mantenendo una suggestione cinematografica tipica del post rock, mi è sembrato un poco più irrobustito rispetto al precedente concerto, come ad esempio nella track iniziale (sia dell’album che del concerto) “Burrito Power”.
Comunque, il loro marchio di fabbrica continua a rimanere stabile nel tempo: una sorta di amalgama dove si trovano elementi blues elettrificato, acid rock, con un’anima psichedelica di stampo americano (diversa dalla coeva musica inglese) che forgia il climax tipico della struttura adottata dalla band, ovvero la proposizione di jam sessions psichedeliche dilatate nel tempo.
In conclusione, andare ad un concerto degli Yawning Man rimane una sorta di rito iniziatico per sprofondare in (o, se preferite, o accedere a) una dimensione lisergica; una specie di “uscita dal tempo” lineare dovuta alla circolarità delle sonorità proposte, che inducono a una sorta di catarsi musicale.
Lunga vita agli Yawning Man.


