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REVIEWSLE RECENSIONI
27/03/2024
The Galileo 7
You, Me & Reality
Il quartetto composto da Allan Crockford, Viv Bonsels, Paul Moss e Mole torna a proporci il loro mix di mersey beat, mod music, con un tocco di psichedelia. Per chi proprio non riesce a farsi uscire dalla testa il suono inglese dei sixties l’ennesima ulteriore occasione di divertimento con un occhio che strizza al freakbeat sound.

Se il nome di Allan Crockford suona a molti come noto non dovrebbe stupirvi, perché si tratta di uno dei padri della rinascita del mod inglese.

Bassista prima nel seminale gruppo The Prisoners (che pare stiano lavorando ad una reunion con un nuovo album), dopo lo scioglimento nel 1986 Crockford ha continuato imperterrito a suonare la musica che gli piace, prima con l’altra band miliare dei The James Taylor Quartet, poi in altri combo con l’altro storico componente dei Prisoners, Graham Day, in diversi dei suoi gruppi quali Graham Day & The Forefathers e poi ancora con Graham Day & The Solarflares, unendosi altresì con l’altro grande mentore del genere quale è Billy Childish con  i suoi Thee Headcoats per gli album The Earls of Suavedom e Headcoats Down!, pubblicati entrambi nel 1989.

Da qualche anno Crockford risulta però una delle anime dei Galileo 7, che, con questo album, tornano a riproporci quel mix di mersey beat, mod, con un tocco di psichedelia che delizia da sempre gli amanti del british beat.

 

L'opener "Can't Go Home" ci permette subito di intendere quale sia il mood di questi ex ragazzi, uscendo dagli altoparlanti con la giusta miscela di melodia, armonie vocali ed un pizzico di fuzz sound. Anche la seguente “You, Me and Reality” trasuda di energia e dinamismo, con le sue interessanti interazioni vocali ed i suoi stop&go che ci strappano una classica “mossetta” alla Beatles.

A seguire “A Quiet Place”, dove il testo del brano, come confessato già qualche anno orsono da Allan, getta uno sguardo retrospettivo al tempo che passa, giungendo in alcuni passaggi a cercare “un posto tranquillo per un'ultima parola / Per trovare sollievo in un nuovo mondo" e a riflettere su alcuni momenti importanti della vita: "Ti sto perdendo ma non credo che tu lo sappia".

"I Know What I Know" è un altro pezzo che potrebbe tranquillamente essere considerato come un singolo pop d’antan, mentre la track successiva "Rain is Falling" si snoda sinuosa su stilemi R&B. A seguire eccoci all’ascolto di "Seen Somehow" ,che ci permette di fare un balzo temporale negli anni '80, strizzando l’occhio a quella corrente indie che, dopo la sbornia punk, tornava ad omaggiare le proprie radici sixties.

Con "Blind Eyes Open" si torna ad oscillare le teste sulla base di un beat-rock carico, con un intermezzo slowly tipico dell’epoca, per poi riprendere il ritmo fino alla chiusura del brano con le note d’organo che chiudono il finale.

"The Man Who Was Thursday" risulta una dichiarazione d’amore per il sound e le armonie tipiche di gruppi storici come i Creation. Con "Lazy" si vengono invece a lambire le rive della psichedelia più soffice, mentre il brano successivo, "A Simple Man", basata su un fondale di organo e saltarello, ci riporta ad un desiderio di immediatezza pop.

Il disco trova la sua definitiva conclusione con "Something in Your Eyes" dove i riff di chitarra tornano ad essere più incisivi, sorretti, come in tutto l’album, dal drumming di Mole.

 

In conclusione, come è possibile vedere dal video allegato, risulta evidente come i quattro membri del gruppo, oramai ageé, sicuramente non diverranno mai ricchi incidendo la musica che fanno (praticamente da sempre) se non per la pura soddisfazione di continuare a divertirsi nel suonare ciò che più gli piace; ma da chi ha indicato come primo della lista degli album del 2023 il sodale di sempre Graaham Day, cosa potevate aspettarvi?