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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
27/01/2023
Live Report
Clavdio, 25/01/2023, Arci Bellezza, Milano
Proprio per questo il concerto dell’altra sera è stato così emozionante: è arrivato a poco più di un mese da un disco bellissimo e ha testimoniato lo stato di salute di un artista che è apparso finalmente pacificato con se stesso, emozionato per l’occasione, entusiasta di cantare queste canzoni davanti a gente che aveva voglia di sentirle, straordinariamente a proprio agio nel comunicare le proprie emozioni.

È bellissimo ritrovare un artista che si temeva si fosse perduto. Non siamo più abituati al silenzio, alle pause di riflessione, al “parlerò quando avrò qualcosa da dire”, ai semplici momenti di difficoltà e smarrimento che qualunque essere umano (e quindi sì, anche quelli che fanno musica) possono attraversare in qualunque momento della vita. E soprattutto, la pandemia ci ha reso insopportabilmente loquaci. È stato come se ci fossimo convinti che parlare, apparire, rendersi visibili, non importa come e dove, fosse l’unico sistema per esorcizzare l’incubo che stavamo vivendo, per capirne in qualche modo il senso.

Qualcuno, per fortuna, è andato controcorrente ed ha accettato il silenzio, la dimensione privata della sofferenza e dell’incomprensibile, la contemplazione e la riflessione che, prima ancora dell’esternazione di opinioni frettolose, è ciò che ci rende davvero uomini.

 

Claudio Rossetti, lo ha spiegato ieri all’Arci Bellezza di fronte ad un pubblico caloroso e a tratti adorante, avrebbe dovuto iniziare a registrare il nuovo disco nel marzo del 2020, subito dopo la fine del tour. C’è però stato il lockdown e quindi le nuove canzoni hanno dovuto attendere e, come ovvio che fosse, hanno finito per raccontare il vissuto di quel periodo, cosa che il titolo Guerra Fredda riassume in maniera decisamente efficace. Se Togliatti Boulevard, atto primo del progetto Clavdio, pareva finalmente aver rivelato un talento di prima categoria che con Il Rondine non aveva avuto modo di essere adeguatamente riconosciuto, il forte timore, più il silenzio si prolungava, era che il seguito di questa avventura non avremmo mai più avuto modo di vederlo.

Proprio per questo il concerto dell’altra sera è stato così emozionante: è arrivato a poco più di un mese da un disco bellissimo (ne ho parlato qui su Loudd per cui eviterei di ripetermi) e ha testimoniato lo stato di salute di un artista che è apparso finalmente pacificato con se stesso, emozionato per l’occasione, entusiasta di cantare queste canzoni davanti a gente che aveva voglia di sentirle, straordinariamente a proprio agio nel comunicare le proprie emozioni.

È stato anche bellissimo vedere invitati sul palco ospiti d’eccezione come Malika Ayane (che ha duettato su “Graminacee”), arrivata il giorno stesso da Roma e disponibilissima a portare anche dal vivo una collaborazione che ha contribuito non poco al valore di questo disco; e poi Nikki, che a Radio Deejay è stato il primo a credere in Clavdio, passando a ripetizione “Cuore” ed invitandolo nel suo programma; un endorsement che ha aumentato non poco le sue quotazioni in tutta Italia e che è continuato col nuovo album, fino a concretizzarsi sul palco del Bellezza, quando il dj, lui stesso musicista, ha imbracciato la chitarra per suonare “Davvero davvero” assieme alla band. Esecuzione bellissima, resa ancora più speciale dall’entusiasmo genuino e contagioso sprigionato da tutti e cinque.

 

Il live è stato molto diverso, come stile e impostazione, da quello del primo disco, ma è del tutto comprensibile: c’è un disco nuovo da promuovere, che ha asciugato molto la scrittura insistendo quasi esclusivamente sull’aspetto cantautorale, e sono passati quasi tre anni dall’ultima volta, c’è quasi da capire nuovamente come si fa.

La formazione, per quel che mi ricordo, non dovrebbe essere cambiata: Tommaso Lostia (chitarra e basso), Stefano Palumbo (batteria) e Mattia Frattari (tastiere), sono strategicamente posizionati nella parte alta dello stage (il palco del Bellezza è organizzato su due livelli) e forniscono molto più che un ideale accompagnamento, contribuendo a plasmare la nuova veste delle canzoni e, particolare non da poco, mostrandosi totalmente dentro le esecuzioni. L’affiatamento, nonostante la distanza fisica, è quello di una vera e propria band, un elemento che dona al concerto un’intensità palpabile e niente affatto scontata.

La scaletta è ovviamente incentrata sui brani di Guerra Fredda, eseguito per intero a cominciare dall’iniziale “Letojanni”, che ha aperto le danze in maniera sobria e raccolta. Il trattamento riservato ai brani non è poi così diverso da quello delle versioni originali, ma c’è sicuramente un maggior dinamismo, con la batteria più presente e le tastiere a svolgere un lavoro di primo piano nel caratterizzare il vestito sonoro. Un particolare evidente soprattutto in “Ogni giorno”, impreziosita da una bella coda di piano. Per il resto, la dimensione live non fa che evidenziare la bellezza di questo disco, frutto inequivocabile di una maturazione esponenziale da parte del suo autore.

È un giudizio che pare condiviso anche dal pubblico: non so come sia andata nelle altre città ma Milano ha risposto benissimo, con un locale bello pieno ed un singalong costante su ogni pezzo, vecchio o nuovo che fosse. Un particolare non scontato (soprattutto dopo tre anni e lo sapeva anche lui; la felicità sul suo volto, nonostante i modi un po’ schivi, era evidente) che certifica come Clavdio, pur lontano da un’esplosione commerciale che forse a questo punto, anche in considerazione della sua attuale proposta, non arriverà mai, si sia conquistato uno zoccolo duro di fan che gli permetterà di sopravvivere a lungo.

 

Qualche considerazione sui pezzi vecchi, che non sono stati molti, ma che hanno ugualmente inciso. Non occorre segnalare come l’entusiasmo maggiore sia stato sprigionato da “Nacchere” e da “Cuore” (su quest’ultima Claudio ha preso bonariamente in giro il pubblico che, come ogni volta, ha fatto confusione sul suo per nulla semplice testo) ma probabilmente le cose più egregie sono state le esecuzioni in solitaria, voce e chitarra, di “Le tue gambe” e “Ricordi”, in rappresentanza di quel lato intimo del disco che è ovviamente quello che in questa sede è più in grado di interagire con le nuove canzoni.

Una chicca interessante è stata invece l’esecuzione di “Violino tzigano”, il celebre brano di Luciano Tajoli assurto ormai al rango di standard, che Claudio ha inciso all’interno di una compilation di Bomba Dischi realizzata come accompagnamento musicale della mostra “Tutto è santo – Il corpo poetico” dedicata a Pier Paolo Pasolini ed in programmazione al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 26 febbraio (semmai foste in zona). Si tratta di un vinile in cui i vari artisti dell’etichetta hanno inciso la loro particolare versione di canzoni particolarmente amate dall’intellettuale friulano, un lavoro che, almeno per il momento, può essere goduto solo in loco, visitando la mostra. La rilettura che Clavdio e la band danno di questo brano della tradizione italiana è toccante, minimale e discreta, riesce a renderla contemporanea pur mantenendo parte dello spirito dell’originale (interessante la soluzione, nel finale, di mettere in base uno stralcio della parte vocale di un’esecuzione d’epoca).

 

Un’esibizione solida e convincente, che si è chiusa con “Freccia”, il singolo apripista di Guerra Fredda, già suonata nella parte iniziale del set. “Un vero bis”, come l’ha chiamato lui, per un pezzo che, nella sua candida ammissione di come sia impossibile vivere una vita vera al riparo da fatica e sofferenza, rappresenta il più importante manifesto del periodo appena trascorso.

Da menzionare anche Il Cairo, che si è esibito appena prima (purtroppo sono arrivato troppo tardi per riuscire a vedere Nicole Bullet): il progetto di Luca Zaliani, che dal vivo è una vera e propria band di quattro elementi, ha colto l’occasione per presentare in anteprima una manciata di brani che faranno parte del disco di debutto, in uscita presumibilmente nella prima parte dell’anno. Accanto agli inediti (che ad un primo ascolto mi sono piaciuti) hanno trovato ovviamente spazio tutti i cinque episodi di Scirocco, l’Ep di debutto che risale ormai al giugno 2021, più il primissimo singolo “Clio 2006”.

Un po’ retro, col loro It Pop venato di Funk e con arrangiamenti e sonorità arrivati direttamente dagli anni ’80, costituiscono comunque una ventata di freschezza, efficaci soprattutto quando alzano il ritmo e si producono in ritornelli contagiosi (“Baby (tutto ciò che vuoi)” e “Posto di blocco” sono stati da manuale). In attesa di rivederli sul lungo formato, un’esibizione sicuramente piacevole.

 

Photo credits: Marco Baratti