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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
23/11/2020
Taured
Le interviste di Loudd
TAURED: abbiamo intervistato Vincenzo Morreale, fondatore della band made in Varese che racconta atmosfere sci-fi, per un giro del mondo attraverso brani strumentali che dipingono storie e misteri.

Ci racconti il vostro background artistico e come si è formato il vostro gruppo? Presentaci la band!

Ci siamo formati nel 2018. Jacopo, Davide e Daniele facevano parte di una band alternative rock chiamata “Il Distacco”. Io invece per anni ho suonato stoner rock in una band (Soul Racers) e poi “non ne ho azzeccata mezza” suonando in una serie di gruppi con i quali ho sempre chiuso malamente (giusto il progetto new wave John Ford è sopravvissuto). Conclusa la loro esperienza con “Il Distacco”, i ragazzi mi avevano proposto una collaborazione per un nuovo gruppo che però non si è sviluppato come immaginavano. Sembrava che le nostre strade (artisticamente parlando) si sarebbero divise. Invece a quel punto ho proposto loro “Taured”, progetto che mi girava per la testa da diverso tempo. Fortunatamente è scattata subito “la scintilla” che ci ha portato fino a qui.

"The Man of Taured" è la traccia che racconta la storia del vostro nome? Come l’avete scelto?

Il nome l'ha scelto Daniele (il nostro batterista) mentre la storia dell'uomo di Taured è stata una delle prime che ho proposto di sviluppare in studio. Ci affascinava molto questa storia perché tecnicamente gli universi paralleli sono stati teorizzati dalla fisica ufficiale e ci piaceva immaginare che quella vicenda fosse stata una reale anomalia accaduta in modo fortuito.

Il vostro album (qui la recensione di Loudd) racconta di leggende metropolitane dai dettagli sci-fi e dalle basi scientifiche… svelaci qualche curiosità: da dove nasce questa passione per i misteri?

Ci hanno sempre affascinato le storie “misteriose”: dai film alle serie tv, passando per i libri e tutto quell'immaginario che naturalmente incuriosisce la gente. Quando sono nati i primi pezzi abbiamo subito capito che la narrazione di tipo “cinematografico” era quella giusta. Ci siamo impegnati a progettare un concept album che toccasse tutto il pianeta attingendo fra tante storie che conoscevamo e raccogliendone molte altre per noi inedite. Pensa che abbiamo realizzato una sorta di database con più di “50 eventi misteriosi” sparsi per la storia e per tutto il globo.

Sono curiosa, perché sono stata ad Ayers Rock: in cosa vi ha ispirato, in particolare, la storia di questo monolite?

Perché da quello che abbiamo appreso dagli studi geologici potrebbe essere una “luna” terrestre precipitata milioni di anni fa. Ma il significato “magico” per le popolazioni aborigene è altrettanto affascinante. Direi che dai feedback che abbiamo ricevuto è uno dei brani più apprezzati del disco.

La storia che preferite raccontare, tra quelle dell'album?

Sicuramente quella che ci tocca più da vicino ovvero il caso Zanfretta. Pierfortunato Zanfretta è un metronotte genovese che sostiene di aver vissuto alla fine degli anni settanta degli incontri ravvicinati del terzo tipo. Quello che ci affascina è che pare che i suoi racconti siano fatti assolutamente in buona fede (si è sottoposto a diverse ipnosi regressive dalla quali è sempre emerso che raccontasse la verità). Ma ci sono dei dettagli che lasciano sconcertati perché, ad esempio, difficilmente avrebbe potuto scaldare le lamiere della sua auto di servizio in una notte freddissima d’inverno. Se volete approfondire, vi invito a leggere il libro “Il caso Zanfretta. La vera storia di un incredibile fatto di cronaca” di Rino Di Stefano.

Ci accompagnate in una sorta di giro del mondo, potenzialmente questo fil rouge che unisce le vostre tracce potrebbe darvi ispirazioni infinite. Come avete scelto le storie e quando tempo avete dedicato alla creazione dell’album?

Il disco l'abbiamo composto e arrangiato in circa un anno. Una volta deciso di voler realizzare il concept ci abbiamo messo davvero poco a scegliere le storie di cui parlare. Il grande lavoro è stato quello di scrittura. Perché per ogni storia ci siamo immaginati personaggi e movimenti. In pratica è come se avessimo realizzato una colonna sonora per sei piccoli cortometraggi.

Come mai la scelta di produrre un album completamente strumentale e come avviene la creazione delle singole tracce? Vi immaginate e visualizzate una storia e la trasformate in musica? Chi si occupa maggiormente della composizione?

Come ti dicevo poco sopra la scelta dello strumentale è data da un'esigenza di tipo “cinematografico”. Quando scriviamo un pezzo la prima cosa che facciamo è raccontarci la storia che vogliamo trattare e appuntarci i dettagli più interessanti. Una volta che abbiamo ben chiaro il tutto, “romanziamo” la cosa immaginandoci luoghi, tempi e personaggi. Non c'è nessuno in particolare che si occupa della composizione. Funzioniamo bene assieme e i pezzi nascono da queste “jam” che poi “rifiniamo” suonando e suonando ancora, finché non prendono la forma che ci soddisfa.

Mi dicono che siete attentissimi agli aspetti visual, anche nei vostri concerti: che valore aggiunto ottengono in questo modo le vostre performance?

Il nostro progetto vuole essere un'esperienza a 360 gradi. Non è solo musica ma “narrazione” e per questo la parte visuale (e anche alcuni campionamenti audio e di parlato) sono essenziali per essere complementari con quello che suoniamo. Forse la forza del nostro progetto è proprio questa.

Cosa portate dalle vostre esperienze passate, sia nella composizione che nei live?

Portiamo ascolti diversi, approcci diversi e anche generazioni diverse (ebbene sì: io sono “il vecchio” del gruppo). Di queste diversità (e talvolta divergenze) abbiamo fatto sempre tesoro e i risultati ci sembrano molto soddisfacenti.

Ho passato un sacco di domeniche da piccola a Cittiglio: come avete scelto lo studio per la registrazione e com’è andata?

Red Fish studio è la nostra casa. È lo studio di Daniele e il luogo dove è nato il nostro progetto. Abbiamo registrato tutto qui: sia la pre-produzione che le registrazioni ufficiali, delle quali però si è occupato Massimo Bontempi (che ha realizzato anche il mastering). Abbiamo scelto di fare tutto a Cittiglio per l'atmosfera molto rilassata e per non avere eccessiva fretta nel chiudere il lavoro. È stato molto divertente perché abbiamo passato cinque giorni delle scorse vacanze invernali in modo differente suonando davvero dal mattino fino a sera.

Ci racconti qualcosa sulla cover creata da Jessica Rassi?

Abbiamo lasciato carta bianca a Jessica per la realizzazione della copertina del disco. L'unica cosa che abbiamo fatto è stata darle in anteprima il nostro disco: “ascolta queste storie e lasciati ispirare”. Lei ha scelto di rappresentare l'uomo di Taured nel preciso momento nel quale ritorna nel proprio universo parallelo. Il risultato direi che è eccezionale!

Situazione attuale: cosa “toglie” l’assenza dei live? Qualche modo particolare per restare vicini ai vostri fan anche in questo periodo?

L'assenza dei live ci toglie molto. Già con il primo lockdown abbiamo dovuto annullare tutte le date promozionali del disco. Siamo riusciti giusto a recuperare quella dello scorso 17 ottobre al Black Inside. È frustrante avere un disco fresco fresco e non poterlo suonare in giro. Ai “fan” (ma è una parola troppo grossa per il momento) cerchiamo di stare vicini con la nostra presenza sul web e sui social. Chissà se anche “nell'universo parallelo di Taured” sia in corso una pandemia...

 

I Taured sono Daniele Mack Finocchiaro, Jacopo e Davide Di Pierro e Vincenzo Morreale.

www.facebook.com/tauredband

www.intagram.com/tauredband


TAGS: ElisaAiraghi | intervista | loudd | Taured