Nero Kane è il moniker utilizzato da Marco Mezzadri (con la partecipazione peculiare di Samantha Stella, come potrete leggere più avanti) per suonare la sua musica. Loudd lo aveva intervistato sia all’uscita del primo disco, Love In A Dying World, (vedasi intervista qui), sia in occasione del secondo disco Tales of Faith and Lunacy (vedasi intervista qui), quindi l'attuale intervista prende le mosse da Tales of Faith and Lunacy, passando per il successivo Of Knowledge and Revelation sino a giungere all’ultima opera appena pubblicata, For the Love, the Death and the Poetry, con un “taglio” particolare.
Benvenuti su Loudd! Dall’ultima intervista da noi pubblicata, il percorso musicale di Nero Kane si è sviluppato nel corso degli anni con la pubblicazione di diversi dischi. Per chi non ti conosce, potresti raccontarci qualcosa sul tuo progetto musicale? In secondo luogo, partirei da una singolarità di Nero Kane, un progetto solo di Marco Mezzadri che vede tuttavia impegnata oramai da tempo Samantha Stella, quali sono le ragioni di tale peculiarietà?
NK. Nero Kane è semplicemente il mio modo di vivere e vedere il mondo e di rappresentarlo in musica. Si potrebbe dire che ad oggi coincida esattamente con la mia vita. Il progetto è nato ufficialmente nel 2018 con l’uscita del mio primo album Love In A Dying World ed è proseguito fino ad oggi con la pubblicazione di quattro album. L’ultimo, For The Love, the Death and the Poetry, uscito proprio pochi giorni fa. Il genere di riferimento rientra nel dark folk / southern gothic anche se credo che Nero Kane abbia ormai codificato qualcosa di assolutamente peculiare e per certi aspetti unico, quantomeno nel panorama italiano. Ho avviato questo progetto come solista ma già nel tour di presentazione del primo album si è affiancata Samantha alle tastiere. Spesso le persone ci vedono come un duo, e per molti aspetti lo siamo, ma la direzione artistica e creativa, come la maggior parte della scrittura della musica e dei testi, appartiene a me. Samantha si occupa maggiormente, e direi ottimamente, della parte più manageriale del progetto oltre che di quella visiva, curandone i video e le immagini. Aspetti sui quali lavoro in parte anche io, visto che nelle riprese ci siamo principalmente noi due. In sintesi vivo questo progetto sempre come un progetto solista perché è strettamente connesso alla mia vita, ma che si avvale al contempo di una collaborazione che preferisco scindere e specificare anche per dare il giusto peso a Samantha.
SS. Come riconosciuto da critica e pubblico, dal punto di vista del suono ho sicuramente apportato al progetto una vena più oscura per via del mio timbro vocale, spesso accostato a Nico (Desertshore nel suo percorso solista in particolar modo), e della mia predilezione per una sorta di spoken word che ben si sposa con la natura pastorale dei loop monotonici di Nero. Credo che le parti da me interpretate, algide e drammatiche per mia natura, rappresentino dei momenti che donano profondità, modulazione e teatralità al racconto di Nero Kane. Ho scritto quasi tutti i testi dei brani da me cantati (ad eccezione dell’ultimo album dove i testi che mi ha presentato Nero erano perfetti per il mio mood interpretativo), e ho pensato le linee di droni e di organo/cello che eseguo con mellotron e/o organo elettrico sia nelle registrazioni degli album che nei concerti (perlopiù layers sovrapposti di suoni bassi con note tenute per lunga durata, pensiamo al finale di "Land of Nothing"). Dal punto di vista visivo ho da sempre connotato Nero Kane con la simbologia che ha caratterizzato i miei progetti artistici a prescindere da Nero Kane. Si è appena conclusa la mostra antologica dedicata a vent’anni di miei progetti tra arte visiva, danza/performance e musica, e con l’occasione ho rivisto chiaramente le tematiche che ho sempre indagato, qualsiasi fosse il linguaggio utilizzato, in primis caducità ed eternità, bene e male. Tali concetti sono molto affini alla poetica di Nero Kane, e per questo ritengo potente il nostro connubio artistico-musicale. Mi curo poi della parte organizzativo-manageriale di Nero Kane.
Considero Nero Kane un progetto molto particolare. Nonostante l’italianità, il sound proposto raccoglie “umori” musicali di stampo internazionale. Ho letto in molte interviste come “nomi tutelari” artisti folk, blues, sino a giungere agli Swans (direi da The Burning World a seguire). Personalmente, tuttavia, trovo delle assonanze musicali (non penso sotto il profilo dei contenuti etici veicolati) con quell’area del Neo-Folk di fine novanta/inizi duemila, tipica, ad esempio, di alcune delle produzioni della defunta Eis Und Licht) ti ritrovi in questa notazione o la ritieni ultronea?
NK. Onestamente non mi ritrovo particolarmente nel filone neo-folk perché non ne sono mai stato un profondo estimatore e conoscitore. Ovviamente sono legato ad artisti come King Dude o Current 93 ma non credo abbiano influenzato il mio sound. Il mio background viene piuttosto dal punk e dal garage rock dei Settanta principalmente americano. Stooges e MC5 su tutti ma anche Suicide o Dead Boys. E poi da un certo tipo di blues e country che vede come protagonisti John Lee Hooker, Robert Johnson o RL Burnside, e Johnny Cash o Townes Van Zandt, giusto per citare i più importanti. Poi questi vari ascolti vengono mischiati a mio modo e intinti in una certa dimensione dark o gotica, ma onestamente non c’è molta premeditazione nel mio atto creativo. Seguo semplicemente il mio istinto senza pormi limiti di sorta.
SS. Sicuramente ci sono assonanze con Michael Gira/Jarboe/Swans, Reverend Kristin Michael Hayter/Lingua Ignota e David Eugene Edwards /Wovenhand, oltre alla liturgia gotica di Nico. Ma concordo sul fatto che il mondo che si è venuto a creare con Nero Kane non appartenga ad un filone specifico e sia piuttosto unico.
La musica di Nero Kane ha un incedere che definirei ieratico proprio nel senso etimologico del termine, ovvero un sound improntato ad un senso grave e solenne di sacralità. Il tono “salmodiante” del cantato, un metro musicale di norma “lento”, una ripetizione di particelle sonore che vengono come “scavate” e volutamente ridotte all’essenziale, il tutto a tendere a un climax introspettivo, quasi a porsi quale contraltare alla freneticità della vita di tutti i giorni. Da dove nasce tale evidente porsi “a contrario” di un mondo sempre più votato all’immediato e non al raccoglimento?
NK. Dal punto di vista strettamente musicale il mood lento e ieratico credo venga dalle canzoni mono riff su cui si basano molto artisti che ho citato precedentemente. Sono sempre stato affascinato da questo incedere costante che poi deraglia o si espande in qualche modo. Non sono mai stato particolarmente amante della velocità nei brani ma piuttosto dal loro andamento strisciante, tossico e velenoso. Per me è nella lentezza che si sprigiona la vera malattia. Altra cosa che adoro è l’essenzialità, andare a scavare nell’essenza del brano, spogliarlo di tutto per renderlo ancora più vero, perché per me la musica è in primis verità. E questa verità la trovo fondamentalmente in questo svuotamento e ciclicità. Per quanto riguarda gli aspetti invece interpretativi non posso che affermare e sottolineare la mia totale distanza dal mondo attuale e dal suo modus operandi. Non mi rispecchio assolutamente nella follia dell’essere umano di oggi, nei suoi valori sterili e nella sua mente ormai totalmente devastata dalla pochezza. La mia vita è impostata sulla ricerca della bellezza. Che sia nell’arte, nella natura o nel silenzio.
Mi pare che Nero Kane sia una “creatura” fortemente legata alla valorizzazione di alcuni aspetti iconologici che, difatti, risultano, marcare di molto la vostra produzione. Ad esempio, l’utilizzo nella cover di “Tales of Faith and Lunacy”, di una statua della Madonna dei Sette Dolori, rappresentate, come profetizzato da Simeone, dalle spade che trapassano il cuore/l’anima di Maria. Il titolo mi ha fatto tornare in mente un verso di “Amica prudenza” dei Massimo Volume: “Conoscevo la vita dei santi. Non la loro folle incoscienza”. Quel disco, nella storia musicale di Nero Kane, cosa ha rappresentato e rappresenta tuttora?
NK. Quel disco personalmente rappresenta un salto importante a livello compositivo e immaginifico. Diciamo che è il primo in cui si sprigiona a pieno una certa balance tra deserto, misticismo e sapore gotico che poi diverrà matrice del progetto, ed è quello che poi ha posto le basi per i successivi lavori. Ciò è merito sicuramente dell’ingresso tout court di Samantha, della sua voce e della sua teatralità. Il potenziale del primo album è qui portato ad un livello più elevato, tutto è più meditato e per certi aspetti raffinato. L’album coincide poi con l’inizio della nostra collaborazione con il produttore Matt Bordin che è proseguita sino ad oggi nella registrazione dei due album successivi. Il suo lavoro è stato fondamentale nel dare certe ambientazioni ai miei brani. Questo album è per certi aspetti anche il primo di cui mi sento veramente soddisfatto ed è sicuramente quello che ha dato l’impronta maggiore a tutto il resto.
SS. Tales of Faith and Lunacy è un album inevitabilmente diverso rispetto al debutto losangelino Love In A Dying World, sia per la mia entrata vocale nel sound, che per l’inizio della preziosa collaborazione con Matt Bordin. Ma se vediamo l’ultimo album, comprendiamo come il percorso in verità non si sia discostato molto, le radici blues del deserto americano colorato in stile "Paris,Texas" del primo album - che vediamo nel mio primo film ad esso dedicato - si sono tinte di un bianco e nero più liturgico, ma già contenuto nel libro di vecchi inni americani dal quale sono stati tratti due brani di Nero Kane del primo album. I miei successivi film ad accompagnamento degli album, così come la copertina da te citata, hanno rafforzato l’elemento estetico religioso, pregni di una religiosità “laica” che unisce il gusto southern gothic americano con il mondo artistico più europeo.
La copertina del successivo Of Knowledge and Revelation presenta una natura morta di Abraham Mignon, un artista tedesco vissuto in Olanda nel Seicento. Questo particolare genere pittorico, in molte opere, ha anche una valenza non solo estetica ma anche morale, quale memento mori che rappresenta la bellezza ma anche la caducità della vita. Temi che mi pare siano dei topoi della vostra produzione musicale che, sempre a mio parere, mi pare “imbevuta” da alcune delle correnti estetico-filosofiche di fine Ottocento, per certi versi richiamate dai video – ideati e prodotti da Samantha – che accompagnano oramai da tempo l’uscita dei dischi, convenite con me?
NK. Non ti nascondo che quando vidi la copertina di Of Knowledge and Revelation, ideata dall’amico e altro nostro storico collaboratore Manuele Scalia, che ha lavorato a tutte le copertine degli album di Nero Kane, ho avuto un moto di entusiasmo che ancora ricordo. Perché quel disco rivive pienamente in quell’artwork e in quella Natura Morta color sangue. Sia io che Samantha siamo imbevuti di arte. Ottocentesca, preraffaellita, personalmente anche fiamminga e rinascimentale. Ho anche una pagina IG che si chiama The Rosary Archives, che è una sorta di wunderkammer dove posto opere che mi ispirano. Per lo più dipinti antichi. Come detto in precedenza la Bellezza è il motore che anima le nostre vite e di conseguenza anche la musica. La caducità della vita, il dilemma e lo scontro tra luce e tenebre, vita e morte. L’amore e l’arte come ancore di salvezza nella decadenza di questo mondo morente. Il romanticismo figurativo e letterario, l’esistenzialismo filosofico e molto altro. Questi sono i cardini del progetto Nero Kane, che cerchiamo a nostro modo di raccontare e rappresentare sia musicalmente che visivamente.
SS. Certamente, come anticipato nella mia precedente risposta, visivamente un certo immaginario fine Ottocento è molto presente, una sorta di gotico-western se vogliamo. In verità i richiami concettuali in Of Knowledge and Revelation sono molteplici, in primis le raffigurazioni di Gustav Dorè della Divina Commedia di Dante, e quindi il mondo medievale che ritroviamo nello stesso titolo dell’album, tratto da un verso scritto dalla mistica medievale tedesca Mechthild Von Magdeburg, cui avevo già dedicato il titolo di una canzone ("Mechthild") nell’album precedente. Abbiamo presentato anche un reading poetico e sonoro dedicato a lei e ad altre mistiche medievali, intitolato Racconti di Fede, Follia e Rivelazione, che racchiude lo spirito del secondo e del terzo album.
Veniamo all’ultimo disco, For the Love, the Death and the Poetry, sin dal titolo emerge una ancora più marcata attenzione ad alcune realtà che attengono all’umana esistenza: l’amore che, come già riportato nella recente recensione dello Stabat Mater di Electrio (vedasi recensione qui) Dante diceva “muove il sole e le stelle”; Sorella Morte, ovvero il destino finale di tutti gli esseri viventi che tuttavia passano la vita come se tale realtà non fosse comune a tutti i mortali, ed infine, la poesia, ovvero il significato più profondo della vita. Cosa spinge Nero Kane ad interrogarsi su tali realtà?
NK. È una ricerca del tutto naturale che parte principalmente dalle mie fascinazioni e interessi artistici e letterari oltre che da una certa innata sensibilità per certe tematiche. Non potrei vivere diversamente, non potrei scrivere di altro. Cosa mi spinga non so dirtelo, probabilmente un forte disagio interiore che non mi allinea al resto del mondo, una non pacificazione costante che mi porta a spingermi in questi lidi di conforto e dolore. Per me la musica vive nel dolore, che a tratti si squarcia di luce intensa, ma che alla fine giace sempre in questa sorta di limbo, di purgatorio, in attesa di un nuovo giorno o della fine. Se vuoi anche una forma di forte disillusione nell’uomo moderno, che sia politica o meramente sociale e spirituale.
Sempre a proposito di tale disco ho trovato molto affascinante l’immagine della cover che sembra quasi la rappresentazione di un monumento funebre rinascimentale. Erwin Panofsky in uno studio dedicato ai progetti michelangioleschi relativi alle Cappelle Medicee e la tomba di Giulio II affermava: “Fin dai tempi più antichi della storia umana, l’arte funeraria ha manifestato le credenze metafisiche dell’uomo in modo più diretto e inequivocabile di qualsiasi altra manifestazione di espressione artistica”. Se le cose stanno come rappresentate dal grande studioso di iconologia, quali sono le credenze di Nero Kane e su cosa questo progetto, anche dal punto di vista iconologico, vuole trasmettere ai propri ascoltatori?
NK. La parte estetico/visuale è per me importante quanto la musica stessa. Non deve esserci scissione tra le cose. C’è nell’intento del progetto Nero Kane una sorta di desidero di arte totale che possa accompagnare l’ascoltatore. La copertina di For the Love, the Death and the Poetry ha per me grande valore non solo per come si lega magnificamente al contenuto del disco, ma anche perché le fotografie utilizzate sono state scattate anni fa da Samantha per un suo progetto artistico dal titolo Vita Nova. Avere questa fortuna e capacità di unire opere diverse per crearne di nuove mi entusiasma profondamente. Dal punto di vista iconografico tutto è fortemente connesso al nostro sentire, alla nostra estetica e al nostro modo di vivere. L’arte funeraria è poi qualcosa che affascina entrambi e spesso ci troviamo a passeggiare nelle chiese o nei cimiteri, uno su tutti quello di Staglieno a Genova, vero capolavoro ottocentesco, dove in qualche modo ci perdiamo per ritrovare noi stessi.
SS. Ho realizzato gli scatti che abbiamo poi scelto per la copertina di For the Love, the Death and the Poetry, ispirandomi alla fotografia post-mortem vittoriana, dove cadaveri venivano rappresentati come se fossero ancora in vita, mischiata alla mia prediletta estetica pre-raffaellita. L’immagine con il dettaglio delle mani è stata più volte accostata a una scultura, cosa che mi lusinga, amando molto la pratica scultorea, ed è particolarmente rappresentativa della fascinazione e delle riflessioni offerte dalle tematiche percorse nell’album, che ritroviamo nel titolo stesso, amore, morte e poesia. Queste visioni sono approfondite nel mio cortometraggio correlato al singolo dell’album, "As an Angel’s Voice".
Una notazione personale, su tutte le canzoni presenti nel disco, per il mio gusto personale, ne svettano tre: "Land of Nothing", cantata da Samantha, "Mountain of Sin" e "Receive my Tears", sareste così gentili da darci una piccola notazione per ognuna di esse?
NK. "Land of Nothing" è un brano che tematicamente ha dei rimandi con "The Vale of Rest" che scrissi per l’album precedente. Il testo è uno spoken word minimale che parla della fine. Per me rappresenta la desolazione. Quella che trovi in alcune scene dei film di Bela Tarr. Per tutti questi aspetti è un brano che si sposa perfettamente con la timbrica, la tragicità e l’intenzione di Samantha, e si appoggia sul suo bordone di mellotron mentre la chitarra è fondamentalmente ambient. "Mountain of Sin" è il mio tentativo di fare un brano in stile "American Recordings" di Cash. Solo chitarra acustica e voce. Uno dei brani che preferisco e che sono davvero fiero di aver registrato in questo modo minimale. Il testo è una sorta di murder ballad nickcaveina ma con un sapore che si rifà al brano "Wild Dogs" di Colter Wall. "Receive My Tears" è un brano fortemente autobiografico e parla di un lutto avvenuto nella mia famiglia. Il testo parla di perdita della persona amata, del vuoto esistenziale che ne consegue, e della promessa di rincontrarsi nell’aldilà, ovunque esso sia. E’ un brano che poggia su un loop malato e che a livello compositivo direi tipico di Nero Kane perché dalla metà avviene quella apertura di archi, chitarra slide e mellotron che eleva il brano come un’onda e lo carica per poi svuotarlo nel finale. Adoro queste aperture nella mia musica, sono davvero fondanti e spesso sono frutto delle abilità di arrangiamento di Matt Bordin.
L’ultima domanda riguarda i prossimi live. Avete suonato a Busto Arsizio al Gagarin l’11 ottobre e poi sarete impegnati in altre date. Nero Kane ha sempre avuto, soprattutto negli ultimi tempi, una particolare attenzione alle venues dove suonare, anche in questo caso, quale sono le motivazioni che portano a scegliere dei luoghi peculiari dove suonare?
NK. Il sound di Nero Kane è particolare ma allo stesso tempo trasversale. Non a caso ci siamo esibiti praticamente in ogni tipi di contesto: dai festival metal, ai classici club, alle chiese e teatri o musei e gallerie d’arte. Ovviamente alcuni luoghi risuonano maggiormente con la musica proposta e la elevano, ma ogni posto ha la sua valenza. Cerchiamo sempre di fare una selezione mirata, ma allo stesso tempo per noi è anche importante riuscire a portare questo messaggio in situazioni cosi diverse senza snaturarlo, e cerchiamo sempre di farlo al meglio delle nostre possibilità. Anche per questo motivo, per la prima volta con questo tour, abbiamo deciso di andare a suonare nel sud Italia, zona che non avevamo mai avuto modo di coprire con i precedenti. Trovate tutte le date aggiornate sul sito www.nerokane.com e sui vari canali social.
SS. Ho amato particolarmente la risonanza estetica e sonora delle chiese dove ci siamo esibiti in Europa e Regno Unito con il Temples Tour e gli Holy Shows tra il 2023 e il 2025, che si sposa perfettamente con la poetica di Nero Kane. Abbiamo appena presentato il primo concerto con il nuovo album proprio in un ex oratorio barocco nel centro storico di Parma per l’evento di apertura (il Gala in Nero) del bellissimo festival di death education Il Rumore del Lutto (tra gli altri nella rassegna, Teho Teardo e Blixa Bargeld, Gianni Maroccolo e Hugo Race). E dopo il listening party dell’album al centro per le arti contemporanee MAIIIM di Genova, presenteremo in questi mesi i nostri Ritual Folk Shows in location prettamente musicali in Italia, comprese delle date nel sud dove siamo felici di suonare per la prima volta. Stiamo lavorando su nuovi concerti per il 2026 tra estero, festival e rassegne culturali.