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REVIEWSLE RECENSIONI
18/11/2025
Margo Price
Hard Headed Woman
Se nei due dischi precedenti, Margo Price si era allontanata dal country, con Hard Headed Woman la songwriter torna a casa, con un pugno di canzoni classicissime, ma innervate di sincerità, passione e desiderio di rivalsa.

"Sono una donna testarda e non ti devo un cazzo / Non mi vergogno / Sono solo quello che sono".

 

Con questa esplicita dichiarazione, che colpisce forte come un pugno al mento, inizia Hard Headed Woman, la nuova fatica di Margo Price, quarantaduenne songwriter originaria dell’Illinois. Parole dure e arrabbiate che non solo la dicono lunga sulla personalità della musicista, ma sono anche il leit motiv che anima le undici canzoni in scaletta.

Dopo due splendidi album, That’s How Rumors Get Starded (2020) e Strays (2023), in cui si è allontanata un po' dalle sue radici country, Margo Price si è rimessa gli abiti di novella Loretta Lynn, è tornata a casa, decisa, coltello fa i denti, a riprendersi lo scettro di una delle migliori interpreti femminili del genere.

Una resipiscenza dettata, forse, dal desiderio di imprevedibilità che da sempre la anima, o forse (lei è uno spirito ribelle), dalla voglia di rivalsa nei confronti di quel mondo, maschilista e conservatore, che la musica country rappresenta e nella quale, politicamente parlando, si celano molto spesso i sostenitori dell’odiato Trump. Il ritorno di Margo nella propria confort zone ci vuole probabilmente ricordare che il country un tempo era la patria di icone progressiste come Willie Nelson ed Emmylou Harris, che sfidavano il sistema attraverso il fiero spirito indipendente dei loro testi. In tal senso, la Price vuole ricordare alla gente come dovrebbe suonare la musica country, e vuole ricordare a tutti che il contributo delle donne al country viene ripetutamente trascurato e sottovalutato.

 

Cosa può fare allora una donna testarda di fronte a tutte queste stronzate? Beh, l'unica risposta di Margo è: non lasciarti abbattere da quei bastardi. Si intitola proprio così il primo singolo tratto dall’album, "Don’t Let The Bastards Get You Down", una canzone che incita alla ribellione contro i soprusi e le ingiustizie della vita, e sprona a guardare dritto negli occhi il bastardo e alzargli il dito medio in faccia. Un brano che sottende, sembra chiaro, anche un significato politico, un brano che altro non è, se non l’urlo arrabbiato di una donna che sa di cosa sta parlando, che è consapevole e pronta a fregarsene di tutto pur di seguire la propria strada, i propri sogni, il proprio indefettibile credo.

E’ con questa consapevolezza che la Price affronta il genere americano più classico alle proprie condizioni, esplicitando la sua coraggiosa presa di posizione facendosi fotografare, in un bella immagine del booklet, mentre è in sella a un cavallo al contrario, la schiena data alla testa dell’animale e al cowboy che ne tiene le redini. Oppure, sovvertendo i tropi del genere. La musica country ha una grande tradizione di canzoni di viaggio, anche se storicamente le canzoni hanno sempre parlato di saltare sui treni in corsa o di imboccare l'autostrada e percorrerla verso l’orizzonte. Invece, in "Red Eye Flight", Margo scappa dalla città in aereo, prendendo un posto in economy per andare ovunque la porti il cuore. E il tema della fuga, attraverso il sogno, è centrale anche in "Don't Wake Me Up", in cui la Price sfrutta maggiormente l’influenza di Bob Dylan per esplorare pensieri su dove preferirebbe essere piuttosto che vivere lo squallore del mondo attuale.

 

Ciò che la songwriter ha sempre fatto così bene è scrivere canzoni che raccontano la sua la sua vita senza filtri, con il cuore esposto e un filo di sano umorismo, e "Losing Streak" è un altro splendido brano che dipinge il quadro più vivido della sua vulnerabilità. La songwriter canta di come cerca di sfondare nella musica, della sensazione di fallimento, dei problemi con l'alcol, del peso della depressione che ha tormentato la sua vita: “Tutti gli spiccioli nelle mie tasche e le toppe sui miei jeans Non compreranno la tristezza che il mondo mi ha regalato, ma venderei la mia anima per scrivere una canzone, per salvarmi da questo viaggio che sto facendo. Perché la pace della mente è difficile da trovare quando vivi una serie di sconfitte”. Da brividi.

Ci sono alcune cover nell'album, tra cui "I Just Don't Give a Damn" di George Jones, che il musicista scrisse alle tre del mattino in preda alla disperazione per il suo divorzio, e che nelle mani di una donna suona come il più grande "fottiti" possibile, e un duetto con Tyler Childers su una canzone scritta dal suo amico Steven Knudsen, "Love Me Like You Used To Do", un momento di dolcezza che sbriciola letteralmente il cuore.  

Dopo "Wild At Heart", che offre una contagiosa dose di nostalgia per i tempi passati, fotografando uno splendido momento di desiderio di giovinezza e libertà cantato con la sfacciataggine di una donna che li ha vissuti, l'album si conclude con "Kissing You Goodbye", altra cover di una canzone scritta da Waylon Jennings e uno dei momenti magici di un album che, pur perdendo l’originalità e la stravaganza dei due capitoli precedenti, ne guadagna in sincerità e passione, ponendo la Price nel novero delle migliori country woman di sempre.