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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
18/09/2025
Live Report
Nada Surf, 17/09/2025, Legend, Milano
La serata milanese del Moon Mirror Tour non è stata solo un concerto, ma una celebrazione del legame con una comunità che si ritrova sotto il segno di melodie intelligenti, testi che parlano al cuore e un approccio che privilegia sempre l’onestà e la passione. A coronamento, le ottime in aperture con il pop fresco e sincero dei The Cle Elum e l'indie rock alternativo e melodico dei Lowinsky.

Ci sono band che attraversano le epoche senza mai perdere la loro identità, e i Nada Surf appartengono senza dubbio a questa categoria. Formatisi a New York all’inizio degli anni Novanta, Matthew Caws (voce e chitarra), Daniel Lorca (basso), Ira Elliot (batteria) e successivamente Louie Lino (tastiere) hanno saputo costruire una carriera longeva e coerente, capace di rinnovarsi senza snaturarsi.

Dall’esordio del 1996 con High/Low, prodotto da Ric Ocasek dei Cars, fino al successo di culto di Let Go (2002) e ai lavori più maturi come The Weight Is a Gift (2005) e You Know Who You Are (2016), la band ha affinato il proprio linguaggio: un rock melodico, brillante e riflessivo, fatto di canzoni che sanno coniugare energia e profondità. Negli anni non sono mancati esperimenti particolari, come l’ambizioso Never Not Together (2020), fino ad arrivare al presente con Moon Mirror, album uscito lo scorso anno e subito salutato come una delle prove più convincenti della loro carriera.

Ed è proprio il Moon Mirror Tour ad aver riportato i Nada Surf in Italia, al Legend Club di Milano, per una serata che ha confermato il loro legame speciale con il pubblico italiano. Un ritorno atteso e partecipato, a un anno esatto dall’uscita del nuovo disco: non a caso, Milano è stata l’unica città a ospitare la band due volte durante il tour.

 

La serata si apre con i Lowinsky, band bergamasca che aveva già aperto ai Nada Surf lo scorso dicembre al Santeria. Il loro indie rock dalle tinte alternative trova la formula giusta per scaldare il pubblico: un set costruito come un ponte tra vecchio repertorio e nuovi brani, con diversi pezzi tratti dall’album in uscita venerdì 19 settembre (qui l'intervista alla band, che racconta del nuovo album). Tra questi spiccano soprattutto “Brucia” e la title track “Alice inizia a capire”, quest’ultima scelta giocoforza come chiusura, dopo aver tagliato un pezzo dalla scaletta per esigenze di tempo.

L’influenza dei Lemonheads si avverte chiaramente nella scrittura di Carlo Pinchetti, ma i Lowinsky riescono a dare personalità alla loro proposta, alternando malinconia e slanci melodici. Una conferma della loro crescita artistica e del loro potenziale live.

 

A seguire, tocca ai The Cle Elum, un duo proveniente da Chattanooga, Tennessee, formato da Sarah Sargent Pepper alla batteria e dal marito Ian Lee alla voce e al basso. Dal vivo questa sera sono supportati alle chitarre da Matt (ci è sfuggito il cognome) e alle tastiere da un ospite d’eccezione, nientemeno che Louie Lino, il tastierista dei Nada Surf, “prestato” dalla band newyorchese per l’occasione. I quattro offrono un set di circa mezz’ora, una decina di brani che oscillano tra ironia e delicatezza, tratti dal loro album di debutto It’s Ok If It Falls Apart uscito lo scorso anno.

Il loro sound, a metà strada tra il pop sofisticato dei Fleetwod Mac di Rumours e la freschezza del Blue Album dei Weezer (con un pizzico di ironia surreale alla Joe Wash, che non guasta), conquista il pubblico con naturalezza. L’atmosfera è scanzonata, ma non mancano momenti intensi: quando Ian dedica la ballata “I Need Your Harmony” alla moglie Sarah, la platea resta sospesa in un silenzio quasi commosso. Una prova convincente, capace di strappare sorrisi e applausi sinceri.

 

L’attesa cresce, e quando i Nada Surf salgono sul palco l’energia in sala è palpabile. La partenza è fulminea: i primi sette pezzi vengono eseguiti in venti minuti, tre dei quali tratti da Moon Mirror (i primi tre, “Second Skin”, “In Front of Me Now” e la title track). Un ritmo serrato che quasi sorprende, al punto da far pensare che il concerto possa chiudersi in poco più di un’ora. Ma è solo un’impressione: con il passare dei minuti la scaletta si fa più ariosa, e la band mostra tutto il ventaglio delle proprie sfumature.

Uno dei momenti più intensi arriva con “Mathilda”, introdotta da Matthew in perfetto italiano grazie a degli appunti contenuti in una buffa cartellina da presentatore televisivo. La dedica al padre e "a chi ci accetta per quello che siamo" rende la canzone ancora più emozionante: sei minuti di pura intensità, che rappresentano uno degli apici emotivi della serata. Subito dopo, “Cold to See Clear” è offerta al pubblico come una dedica speciale a chi soffre di Disturbo da Deficit dell’Attenzione – la dimensione intima e personale dei Nada Surf trova qui la sua massima espressione.

Il concerto alterna brani del nuovo disco (alla fine saranno nove su undici) a classici del repertorio. “See These Bones”, ispirata alla visita alle catacombe dei Frati Cappuccini a Roma, trascina con il suo incedere solenne; “Blonde on Blonde” diventa un coro collettivo, cantata da tutta la sala; “The One You Want” scatena il pubblico, che si ritrova a ripetere catarticamente il mantra "Wake up" nella seconda parte del pezzo. Non manca una sorpresa: una versione trascinante di “Where Is My Mind?” dei Pixies (che i Nada Surf hanno inciso nel 1999), eseguita insieme a Matt dei The Cle Elum alla chitarra.

Il set principale si chiude con “So Much Love” e “The Way You Wear Your Head”, vero e proprio inno corale, ma i bis riservano ancora emozioni. “Popular”, il brano che li ha lanciati negli anni Novanta e che li ha fatti conoscere come i “semi-Weezer”, torna a vivere con tutta la sua ironia adolescenziale. Poi è la volta di “Always Love”, accolta da un’ovazione. Quando tutto sembra finito, i Nada Surf sorprendono di nuovo: i quattro si portano sul fronte del palco per una versione acustica e intima di “Blizzard of ‘77”, cantata insieme al pubblico in un’atmosfera sospesa, rarefatta, quasi magica.

 

Al termine del concerto, Matthew non manca di salutare il pubblico in italiano con una promessa: "Ci vediamo al banchetto: Sarah vi vende tutto e io firmo tutto". E infatti lo si ritrova poco dopo a stringere mani, firmare vinili e scambiare sorrisi, con la naturalezza di chi vive la musica come una condivisione, non come un piedistallo. È forse questa la cifra più autentica dei Nada Surf: una band che, dopo trent’anni di carriera, non ha mai smesso di credere nel potere delle canzoni e nel rapporto diretto con chi le ascolta.

La serata milanese del Moon Mirror Tour non è stata solo un concerto, ma una celebrazione di questo legame: una comunità che si ritrova sotto il segno di melodie intelligenti, testi che parlano al cuore e un approccio che privilegia sempre l’onestà e la passione. Uscendo dal Legend, con ancora nelle orecchie l’eco di “Blizzard of ‘77”, resta la sensazione di aver assistito a qualcosa di più di un semplice concerto: un incontro tra vecchi amici che continuano a scrivere insieme una storia bellissima.

 

 

Le foto della serata, a cura di Annalisa Pinchetti

Lowinsky

The Cle Elum

 

Nada Surf