Cerca

logo
MAKING MOVIESAL CINEMA
Sick of myself
Kristoffer Borgli
2022  (Wanted cinema / Mubi)
COMMEDIA DRAMMATICO
8/10
all MAKING MOVIES
04/03/2024
Kristoffer Borgli
Sick of myself
Borgli mette in scena uno dei mali patologici che affliggono la società odierna, quello legato alla ricerca costante di visibilità e attenzione. "Sick of Myself" racconta la storia di una coppia egocentrica e perennemente alla ricerca delle attenzioni del mondo esterno, tanto da arrivare a estremi atti pur di ottenerla.

Del regista norvegese Kristoffer Borgli si è parlato ultimamente a proposito della sua ultima opera, quel Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo? che vede protagonista l'inossidabile Nicolas Cage, l'uomo del titolo che in maniera inspiegabile inizia a comparire nei sogni di diverse persone.

Il nome di Borgli però, nonostante non sia ancora conosciuto alle masse, aveva iniziato già a circolare l'anno precedente proprio grazie a questa sua opera seconda, Sick of myself, presentata nel 2022 sia all'interno della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes sia nella programmazione del Torino Horror Festival dello stesso anno.

In realtà, Sick of myself non si può considerare un vero e proprio film dell'orrore nonostante presenti alcuni passaggi accostabili al body horror, per il resto la struttura narrativa del film è distante dal genere e assume i contorni di un dramma grottesco con punte anche divertenti (sebbene non ci sia nulla da ridere nel film di Borgli).

Sembra essere viva la scena del cinema scandinavo che oltre alle opere di Borgli vanta altri nomi di sicuro interesse come sembra essere ad esempio Ruben Östlund (Forza maggiore, Triangle of sadness, The square) e come di certo è Joachim Trier (Oslo, 31. August, Thelma, La persona peggiore del mondo) del quale abbiamo già parlato in un paio di occasioni.

 

Thomas (Eirik Sæther) e Signe (Kristine Kujath Thorp) sono una giovane coppia di Oslo, lui artista e creatore d'installazioni moderne ricavate da oggetti che ruba in giro, lei cameriera in un bar del centro.

Entrambi i giovani sono narcisisti patologici sempre alla ricerca di attenzioni e desiderosi di porsi al centro della scena in qualsiasi situazione, anche in quelle più assurde, come in occasione dei vari furtarelli organizzati da Thomas.

Signe si sente già un poco messa da parte da Thomas quando questi si dedica alla sua arte o ne parla con altre persone, la situazione si esaspera quando lui inizia a ricevere attenzioni dalla critica e dalla stampa e ottiene di conseguenza, in una certa misura, riconoscimento, lodi e fama mediatica.

Signe non riesce ad accettare questo squilibrio e il fatto di scivolare così in secondo piano durante gli eventi ufficiali legati al lavoro di Thomas o anche solo nelle serate fra amici la fa impazzire; la ragazza inizia così a inventarsi storie di sana pianta o a ingigantire eventi in modo da tornare quantomeno a un livello di attenzione paritario se non addirittura surclassare quella che Thomas ora catalizza con la sua arte.

Per ottenere risultati e porsi finalmente sotto i riflettori e al centro della scena Signe non esiterà ad adottare comportamenti pericolosi fino a mettere in gioco in maniera seria la propria salute fisica e mentale (quest'ultima non troppo equilibrata fin da principio), fino ad arrivare ad assumere farmaci pericolosi che le sfigureranno volto e fisico.

 

Borgli mette in scena uno dei mali patologici che affliggono la società odierna e soprattutto le nuove generazioni, quello legato alla ricerca costante di visibilità e attenzione; ci racconta inoltre una dinamica di relazione dove nessuno dei due componenti la coppia ricerca davvero la felicità dell'altro, entrambi così presi dal loro ego da non vedere altro che la propria "realizzazione" agli occhi del mondo.

Se per Thomas, in modo egocentrico e vanesio, questa affermazione la si cerca tramite la propria arte, per Signe, che non possiede nessuna base solida per mettersi in mostra, si opta in prima battuta per l'esagerazione delle proprie imprese (il "salvataggio" della donna morsicata da un cane), in seguito sull'esasperazione di difficoltà inesistenti, unica strada percorribile per Signe, che la porterà a rovinarsi con le sue stesse mani, incapace di porre limiti e buon senso di fronte a un desiderio di attenzione irrazionale e assurdo.

Borgli gestisce tutto con grande intelligenza non disdegnando di lanciare frecciate a quell'industria mediatica sempre pronta a sfruttare notizie e fenomeni basati sul nulla, sull'assoluto vuoto riempito solo dalla voglia di farsi notare; qui ce n'è sia per i media e i giornali sia per il mondo dell'arte e della moda.

Ottimi i due interpreti principali, in particolar modo la Kristine Kujat Thorp che cesella con naturalezza un personaggio odioso e respingente, capace allo stesso tempo di attrarci nella vicenda narrata senza mai prestare il fianco a momenti di stanca.

La storia di Thomas e (soprattutto) Signe ci viene narrata da Borgli attraverso piccoli salti temporali che ne delineano i momenti salienti; si arriva spesso al grottesco nel comportamento narciso di due persone che rispecchiano una categoria di cui è pieno il mondo. Purtroppo loro sono così sembra dirci Borgli, la società in qualche modo li asseconda, ma noi, a conti fatti, stiamo anche lì a guardarli e ad ascoltarli.