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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
09/05/2025
Live Report
Umberto Maria Giardini, 08/05/2025, Whishlist, Roma
Umberto Maria Giardini si gode una serata in cui ha l’occasione di riproporsi sotto una veste ancora diversa. Ancora diverso ma sempre sé stesso, in questo caso ripercorrendo dal vivo la propria carriera con una formula in duo, per una serie di date dal conturbante titolo Prove tecniche sull’infelicità diffusa.

Prove tecniche sull’infelicità diffusa è il titolo di una serie di date nelle quali Umberto Maria Giardini ripercorre dal vivo la propria carriera con una formula in duo. La produzione di Giardini si è sempre caratterizzata per essere una sfida alle convenzioni, e anche quando credi di sapere cosa aspettarti, l’artista è capace di quello scarto che ti sorprende.

Con un titolo così conturbante, in ogni caso, non potevo resistere, ed eccomi quindi presente al Wishlist. Apre la serata Atipico, cantautore abruzzese che porta sul palco accompagnato dalla sua chitarra acustica, una proposta dal sapore britpop, con testi incentrati sul quotidiano, i sogni, e la voglia di inseguirli con i piedi ben ancorati comunque nel mondo presente.

Tocca poi a Umberto Maria Giardini salire sul palco e iniziare con “Olimpo” e “Tu che domini”. Quest’ultimo pezzo è una riproposizione dall’EP dei Selva Oscura, side project del quale avevamo parlato recentemente proprio con Umberto, e che si va aggiungere alle ultime uscite sotto il proprio nome (l’album Mondo e antimondo e l’EP Dio come alibi, una stuzzicante proposta realizzata insieme a Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura).

 

“A volte le cose vanno in una direzione diversa rispetto a quella che pensavi” e “Argo” proseguono pescando da periodi diversi del repertorio e danno l’idea di come sia stata concepita la serata, anzi “le prove tecniche”. I brani sono rivisitati cercando atmosfere e dimensioni differenti rispetto alla loro versione originaria, quasi volendo esplorare nuove suggestioni.

In ogni caso, la poetica di Giardini si ritrova valorizzata anche in questo contesto. O comunque, il pubblico sembra gradire anche in questa dimensione e in questa formazione apparentemente minimaliste.

“Gli anni del malto” prosegue la scaletta e ha una riuscita molto suggestiva, sostituendo l’incedere originario del brano con una nuova veste fatta di suoni dilatati e atmosfere oniriche. “Il trionfo dei tuoi occhi” ripete la magia. Un ispirato Michele Zanni, tastiere e synth, riesce a congiungersi felicemente in questi brani con la voce e la chitarra di Giardini.

 

Col passare dei minuti e dei pezzi in scaletta, UMG si scioglie e riesce a trovare la giusta intesa e il giusto calore col pubblico. È la serata in cui è stato eletto il nuovo Papa e l’evento diventa lo spunto per alcuni siparietti (rispettosissimi!) sul palco e con gli spettatori.

Si continua con “Figlia del corteo” e la storica “E poi vienimi a dire che questo amore non è grande come il cielo sopra di noi”, risalente ai tempi di Moltheni.

Poi un improvviso cambio di passo e arrivano “Forma mentis” e “Re”. Atmosfere diverse, ma anche questi pezzi in sontuose versioni rivisitate.

C’è anche tempo per un inedito, che - annuncia Giardini - prelude all’uscita di un nuovo album. Dai toni sembra che ci sarà spazio per perlustrare nuovi territori anche in questa prossima uscita.

“Mea culpa” chiude con intensità il set principale, prima che il duo venga di nuovo chiamato sul palco per l’inevitabile bis, che è “Anni luce”.

 

Umberto Maria Giardini si gode una serata in cui ha l’occasione di riproporsi sotto una veste ancora diversa. Ancora diverso ma sempre sé stesso, mi verrebbe da aggiungere, notando come negli anni abbia potuto sperimentare formule e sonorità, ma mantenendo gelosamente un’identità e una firma riconoscibili. Assisto all’assalto del banchetto del merchandising che si protrae per oltre mezz’ora e capisco che il suo pubblico non solo apprezza con interesse, ma ama un artista che è una singolarità e che prosegue imperterrito per la sua strada.

Le prove tecniche sull’infelicità diffusa continuano, paradossalmente, per la gioia diffusa di tanti.