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REVIEWSLE RECENSIONI
09/02/2024
Larry Manteca
Zombie Mandingo
Larry Manteca, con il suo "Zombie Mandingo", ci regala la colonna sonora di un film ipotetico, dove tra funky e ritmi afro-jazz i cultori della library music troveranno il loro pane e gli ascoltatori curiosi scopriranno ambientazioni sonore inusuali ed intriganti. In coda, un'intervista esclusiva a Larry Manteca.

Qualche mese dopo la recensione di Dressel Amorosi (qui), la Four Flies Records ci regala la prima edizione in vinile di Zombie Mandingo, un album di Larry Manteca pubblicato in precedenza, oltre dieci anni orsono in digitale.

Dietro questo moniker si nasconde Alessandro Paiola (scoprirete nell’intervista in calce con quanti amici/collaboratori) che, per un trasferimento spazio-tempo, si trova a vivere proiettato 40-50 dopo i suoi amori musicali, che spaziano dall’easy lounge, passando per il soul-funk, per giungere ad una miscela di sound che risente (per citare una vecchia rubrica di Rockerilla) di profumi psichedelici.

 

I dischi di Manteca, come confermato dallo stesso autore, sono difatti concepiti come colonne sonore di film ipotetici dei generi più in voga negli anni Settanta, dallo spaghetti western, al cine osé, o, come, nel caso di specie, di quel sottogenere di b-movies che mischiava paesaggi esotici al genere splatter, denominati cannibal movies, ovvero, come richiamato nello stesso titolo, zombie movies (vedasi quanto indicato in merito ai cineasti di riferimento dallo stesso Larry).

La trama dell’ipotetico film narra difatti il naufragio, a seguito di un incidente aereo, di un gruppo di turisti occidentali in una isola sperduta non precisata situata ma di sapore esotico, dove una tribù di indigeni pratica sacrifici umani alla divinità locale, Zombie Mandingo, appunto, un essere a metà tra uno zombie ed uno schiavo africano.

 

L’incipit del disco, con la title-track, ci proietta subito in un vortice di percussioni, basso funky, flauto e accordi di piano elettrico, in pieno stile exploitation, che non potrà non essere apprezzato dai cultori di questo sound.

Anche la seguente “Tuareg Road”, si pone nella scia di quel suono tipico delle sonorizzazioni degli anni Settanta, dove un organo “stridente” dialoga con gli altri strumenti ed in particolare le percussioni e la chitarra elettrica.

Il terzo brano “Blue Eyes” invece si situa su di un lato più caraibico, con i suoi ritmi ballabili e le cadenze quasi jazzistiche.

I ritmi afro aprono invece “Around the island” che si dilata quasi psichedelicamente, per cedere il passo all’unico brano non movimentato dell’album, “Love bones” dove il flauto traverso, presente in quasi tutti i pezzi dell’album, viene a cadenziarsi su di un tappeto sonoro delicato e suadente.

Segue uno dei pezzi migliori dell’album “Hunter” dove l’afro-jazz groove ti prende immediatamente, con il wah wah della chitarra che segna il passo del ritmo.

In chiusura ecco la ripresa del main theme “Zombie Mandingo” dove, come in molti dei brani, l’ouverture flautistica, lascia il campo alla reprise del tema iniziale per chiudere con uno spoken word in sfumando l’album.

 

Per concludere, per gli amanti della library music questo disco, rinnova i fasti di una grande stagione musicale italica, gli ascoltatori curiosi invece potranno scoprire delle ambientazioni sonore inusuali ed intriganti.

Lasciamo ora la parola al diretto interessato.

 

***

 

Ciao Alessandro, partirei subito con un ricordo personale: qualche mese fa stavo leggendo di un tuo concerto a Milano e mi aveva incuriosito la presentazione, quindi, quando Four Flies ha deciso di (ri)pubblicare uno dei tuoi dischi non potevo perdere l’occasione di scambiare due chiacchiere. Innanzitutto, chi si cela dietro Larry Manteca, solo Alessandro Paiola, accompagnato da altri musicisti session men, o esiste un “nucleo solido” dietro questo moniker?

Larry Manteca è il mio alter ego, nato da una mia idea, ma fin dagli inizi lavoro con il mio amico Riccardo Danieli sulla produzione musicale per dar forma al nostro immaginario. Carlo Pelsa aggiunge fin dal primo disco la magia del suono del flauto traverso. Il progetto ruota intorno a noi tre che registriamo un po’ tutti gli strumenti, mentre per quanto riguarda l’aspetto live, collaboriamo con diversi musicisti della scena milanese come Ivo Barbieri, Andrea Quattrini e Vito Zeno.

 

Come indicato nelle premesse della recensione mi pare che tu, alias Larry Manteca, sia nato “fuori tempo”, ovvero, posto che la tua musica possa assolutamente essere “catalogata” quale library music, che, come già dissi ai tuoi compagni di etichetta Dressel Amorosi, per me risulta sempre connessa al periodo aureo di Cinecittà, ovvero la musica che ha accompagnato la cinematografia italiana degli anni Sessanta e Settanta, cosa spinge oggi ad incidere musica per sonorizzazioni reali o immaginarie ambientate in quel periodo?

Sicuramente la passione per la musica strumentale, colonne sonore, library music come hai detto, passando per il jazz, latin e la musica etnica. Di conseguenza essendo cresciuto con questa musica in famiglia e avendo poi coltivato l’ascolto fino a oggi, il mio approccio alla musica è molto spontaneo e genuino. Mi confronto spesso nella composizione col mio socio Riccardo, che viene da altri paesaggi musicali, e questo arricchisce i brani anche di colori contemporanei.

 

Nel press kit di presentazione dell’album, Zombie Mandingo viene descritto come la colonna sonora di un film immaginario, una pellicola che, come lo stesso titolo svela, dovrebbe situarsi a metà strada tra i cult movie Z e quel filone di exotica con un tocco “splatter” quale il celebre Mondo Cane, da dove nasce l’idea di questo album?

Prima di Zombie Mandingo avevo già pubblicato su Youtube varie fake soundtrack per lo più riguardanti sex exploitation e horror ma sempre brani singoli: un brano un film. Avevo voglia di concretizzare il progetto con un disco di ampio respiro e proprio in quel periodo stavo riguardando molti film di Fulci, Romero e Deodato e quindi è venuto spontaneo che la prima pubblicazione fosse ispirata a queste tematiche: isole sperdute, zombie, riti voodoo e tante donne procaci.

Ho immaginato un’ipotetica trama e gli snodi musicali che poteva contenere proprio come se le scene le vedessi davanti a me e da lì è partita la scrittura dell’album Zombie Mandingo.

 

Parliamo un attimo più nello specifico della musica, in questo album troviamo sia degli strumenti “normali”, sia strumenti tipici di quel periodo, penso ad esempio al flauto, o alla marimba, oltre ad una serie di percussioni differenti (ed arricchenti) la sezione ritmica classica. A differenza di chi pensa si tratti di un “vezzo artistico”, penso che tale utilizzo sia il frutto della volontà di rendere anche musicalmente plausibile la proposta, qual è il tuo pensiero?

Non riesco a immaginare musica senza flauto traverso, hammond e percussioni! Scherzi a parte, a livello timbrico cerco di essere il più fedele possibile all’immaginario musicale di riferimento per cui la scelta della strumentazione non è vezzo ma il mio personale gusto estetico.

 

Ultima domanda, oltre a Zombie Mandingo, hai precedentemente pubblicato altri album, dovremo aspettarci la riproposizione di qualcuno dei tuoi precedenti lavori, e/o nuove produzioni? In sintesi, cosa propone il futuro di Larry Manteca?

Potrebbero uscire altri vinili di vecchie pubblicazioni digitali, anche perché dopo dieci anni di attività abbiamo prodotto già una dozzina di finte colonne sonore e siamo al lavoro su materiale inedito sempre nel cine-immaginario.