Dopo i Morlocks (qui il live report) anche gli svizzeri The Jackets sono sbarcati in Italia per un mini tour di tre date, di cui quella in Lombardia, al Joshua Club, per l’occasione stipatissimo.
Quale occasione migliore per passare Halloween che con una frontwoman che si presenta in scena col trucco di Alex DeLarge, il capo-drugo di Arancia Meccanica, storico film di Stanley Kubrik tratto dal libro scritto da Anthony Burgess nel periodo di forti polemiche sorte in ambito criminologico sulle teorie (e possibili soluzioni) del Criminal Behaviour?
La notte di Halloween (che risulta essere la storpiatura della Vigilia di Ognissanti, la All Hallows’ Eve) è oramai divenuta un business economico non da ridere (secondo uno studio americano della Narional Retail Federation, il giro economico legato a tale evento negli Stati Uniti per le sole caramelle sarà quasi di 4 miliardi di dollari) affonda per alcuni in una festa irlandese di origine celtica (in quanto il calendario di tale antico popolo festeggiava il nuovo anno proprio il 1°novembre) Samhain, che rappresentava l’ingresso nella parte “oscura” dell’anno, corrispondente ai nostri autunno e inverno (per chi ama le serie tv suggerisco la visione di Bodkin, produzione Netflix, legata appunto alla sparizione di tre persone durante un festival dell’omonima cittadina).
Ma torniamo alla cronaca: Joshua strapieno per la serata (appunto forse anche per Halloween) aperta dai New Heart, capitanati da Alex Senesi, che hanno scaldato il pubblico chiudendo con un classico pezzo garage come "Strychnine dei Sonics" (ma più famoso per la cover realizzata da Rudi Protundi con i suoi Fuzztones) in attesa degli svizzeri.
Causa anche problemi al sound-check il concerto inizia oltre alle ore 23.30 (sinceramente troppo tardi per il sottoscritto, ma questo è il solo appunto che muovo alla venue, che presenta quest’anno una programmazione molto succulenta, la quale vedrà a fine mese i ritorni delle Darts e, soprattutto, dei Fuzztones nel 2026) concludendosi pochi minuti dopo l’una.
The Jackets, guidati dalla funambolica chitarrista Jackie Brutsche insieme a Chris Rosale (batteria) e, negli ultimi tempi, Omar Fra (basso), sono tornati in Italia dopo il concerto stand alone tenuto in estate per il Brembeat’n’roll e, come mi ero ripromesso in coda alla recensione del live dei Sisters of Mercy (qui il live report) eccoci a parlare del loro concerto.
Il gruppo svizzero è oramai da tempo sulla breccia della scena garage avendo pubblicato cinque album e diversi singoli, e la scaletta dei pezzi presentati ripercorre la lunga strada che ha percorso la band. Circa diciannove brani con partenza a razzo con "Keep Yourself Alive", con il fuzz subito a palla, seguita da un altro pezzo tiratissimo come "Be Myself", brano posto in chiusura dell’album Queen of Pill.
Il quartetto di brani iniziali si chiude con "Pie in the Sky" (tratto dal medesimo singolo) uno dei pochissimi brani in scaletta in mid-tempo con la successiva "City" presentata circa a metà concerto.
Prima però non si può non citare "Dreamer" (i cui contro-cori sono purtroppo stati penalizzati dai problemi del soundcheck sopra indicati) e la devastante "Wasting My Time", il brano più ascoltato su Spotify, seguita dai primi due pezzi dell’ultimo album, "Crossing Streets" e "Ours Forever".
La scaletta prosegue con un brano appena registrato dalla band, "Question", e le canzoni che donano rispettivamente il titolo del loro LP del 2019, "Queen of Pill", e la trascinante "Intuition".
La terza parte del concerto presenta in successiva la sopra citata "City" con "Lies" e raggiunge uno dei climax con gli stop & go di "Coco Loco", dove Jackie sollecita e aizza il pubblico dimenandosi sul palco, eccoci poi con "You Said" e la conclusiva graffiante "Hang Up", con l’urlo iniziale e i gutturali "UH!" a scandire i ritornelli del brano.
Dopo un brevissimo intervallo, spazio ai bis: il singolo "Misery of Man" e il secondo nuovo brano proposto nel corso della serata, "RnR Band", prima di lasciare la chiusura a "Master Plan", che con i suoi giri di basso e batteria che scandiscono i vari dai e vai (dilatabili a piacere dei musicisti e al ritorno del pubblico) si pone come ideale chiusura del concerto.
Note finali: nella baldoria ho perso la mia coppolina, Jackie e Omar sempre un po’ “poseurs” nella loro padronanza del palco, pubblico gaudente (come al solito purtroppo poca gioventù), ma concerto che, come avevo promesso, riconcilia con il rock più viscerale (come egregiamente già goduto nel live report dei “garage fathers” Morlocks) peccato che non abbiano eseguito uno dei loro brani da me preferiti, "Attracted", ma sarà per la prossima volta.




