Il 26 Marzo è uscito il nuovo disco di Massimo Pericolo, si intitola “Solo Tutto”, secondo del rapper di Brebbia, ed è proprio su questo che si apre la narrazione “quanto è difficile scrivere il secondo disco, soprattutto se con il primo diventi ricco”.
Il fatto che gli Offspring non siano in grado di fare canzoni brutte e che sappiano bene come comporre brani orecchiabili e piacevolmente radiofonici, non li esime dall’aver realizzato un’accozzaglia di tracce a caso, più o meno superficiali o discutibili, a cui hanno dato il titolo di album.
Tutte le volte che si arriva alla fine di un libro di Murakami, ci si sente come pervasi da una strana malinconia che va a mescolarsi con un senso di pace e benessere. Il groviglio interiore sembra sciogliersi, ma allo stesso tempo ci si ritrova a fare il punto della propria vita e a riflettere con più attenzione sulle priorità che ci stiamo dando, focalizzando l’attenzione sull’insieme di tutte quelle piccole cose che troppo spesso diamo per scontate e che, all’improvviso, sembrano assumere una nuova risonanza.
Un irresistibile evergreen del 1967, che nel corso dei decenni ha mantenuto intatto il suo fascino, riconquistando periodicamente la cima delle classifiche di mezzo mondo
Film anticipatore questo di Bava, forse più importante per il fatto di aver dato il la al filone del giallo all'italiana che non per il suo reale valore intrinseco, il quale, a parte la riuscita sul piano registico e visivo, non lascia particolari emozioni a imprimersi nella memoria dello spettatore.
Testi e melodie struggenti accanto a cavalcate rock per un gruppo che, al suo apice, forse meritava di più. Twisted rimane il loro disco di riferimento: riscoprirlo è la chiave che apre la porta a una sorprendentemente piacevole malinconia.
Una chiacchierata su “Shaken to the core”, il nuovo album dei Dobermann, band made in Torino che dal 2011 incendia i palchi di tutta Europa con il loro hard rock al fulmicotone, condito per l’occasione da nuovi elementi ritmici e melodici. Venite a scoprire cosa ci hanno raccontato.
Non verranno mai spese abbastanza parole per raccontare quanto sia straordinaria una band come i Motorpsycho. Sempre che sia necessario farlo e che non basti davvero ascoltarsi uno degli innumerevoli episodi della loro discografia, per rendersene conto.
“Kids”, come dice il titolo, è un disco che parla di figli e genitori, più incentrato sui rapporti personali che su quelli politici e vede addirittura la partecipazione della madre, Yehudit, nell’intro e in un altro paio di brani. D’altronde lo dice lei stessa, che un’ipotetica uscita dalla cosiddetta “questione palestinese” si avrà solo rinsaldando l’unità della famiglia e che “è il modo con cui cresceremo i nostri figli, che potrà veramente cambiare il mondo”.
Still life è un film che scorre, come il fluire delle acque del Fiume Azzurro, prendendosi il suo tempo, senza brusche accelerate né curve perigliose, fotografa un momento di passaggio, l'incidere del cambiamento sulle genti di una parte di paese la cui vita dura di prima sarà con tutta probabilità la vita dura di domani.
L’unico schema di Pino Palladino e Blake Mills è stato quello di partorire un album fuori dagli schemi. Un miscuglio elegante, solido e senza tempo, di generi eterogenei senza virtuosismi, ritenuti inutili al progetto. I due artisti hanno fatto da collante creando un’atmosfera unica in cui si sono amalgamate sapientemente le diversità proposte.
I leggendari Thunder tornano con un disco di travolgente esuberanza, che rende onore alla loro straordinaria carriera.
Ramin Bahrani, regista statunitense di origini iraniane finito già diverse volte nel mirino delle giurie festivaliere, con La tigre bianca arriva alla candidatura agli Oscar 2021 nella categoria miglior sceneggiatura non originale.
L'esordio sulla lunga distanza dei losangelini Dead Poet Society è un feroce ruggito chitarristico appena ammorbidito da un gusto centrato per le melodie
Torna la primavera e torna Valerie June con la sua voce unica. Ed è una fortuna: ancora barricati in casa, un manuale per sognatori è proprio quello che ci vuole.
Una canzone che parla di nostalgia, l'amara presa di coscienza di una società alla deriva, diventato inno della disamorata gioventù britannica negli anni bui del governo Thatcher.
Nasce da un'unione di diversi elementi il successo de L'uomo invisibile, una somma delle parti che ha portato la Blumhouse Productions all'ennesimo trionfo dalle ottime proporzioni con un film costato poco più di sette milioni di dollari e che ne ha finora incassati più di centoventicinque.
La leggenda narra che l’esordio professionale di Clarence “Gatemouth” Brown avvenne a Houston, Texas, nel 1947, quando, da perfetto sconosciuto, avvicendò sul palco il mitico T-Bone Walker, indisposto. Lì, come dicono in America, “He Stole The Show”, rubò la scena a chiunque altro. Ora, esattamente a venticinque anni dall’uscita del notevole Long Way Home, giunge il momento di rianalizzare quest’opera, che rimane una delle pietre miliari presenti nella sua lunga carriera.
“Tilt” è il nuovo disco di Pino Marino. “Tilt” è un disco di libertà come ho detto più volte. Un disco che culla la libertà, ne segna i contorni e poi li scavalca con naturalezza, un disco in cui la condanna passa per una solenne dimostrazione di comprensione verso quello che accade…
Indossate le vostre cuffie preferite e mettetevi comodi. L’effetto della voce narrante di Florence Shaw nelle orecchie è a dir poco straordinario.
Un disco di ballate rock, in cui i ganci melodici vengono strapazzati dalla veemente elettricità delle chitarre
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